VALERIO SANZOTTA, CANTAUTORE… OLTRE LO SPECCHIO

E’ uscito da pochi giorni “Naked (oltre lo specchio)”, il nuovo album di Valerio Sanzotta, cantautore e filologo romano. Undici tracce (che conprendono anche due cover: “Good Woman” di Cat  Power e “Visions of Johanna” di Bob Dylan); undici tracce con molto riferimenti al femminile, atmosfere spesso trasognanti, arrangiamenti non sempre superlativi, ma sempre coerenti con testi che sanno di poesia e di canzone colta, che richiede quindi capacità d’ascolto oltre la semplice dimensione musicale.

S’inizia con “Anche tu (song for Nik Drake)” e dunque va detto chi è stato Nik Drake, cantautore inglese spentosi appena ventiseienne a causa di un abuso di antidepressivi  il cui successo si consolidò solo dopo la sua morte. Il brano è decisamente di taglio cantautorale, ha una buona linea melodica e altrettanto buoni arrangiamenti. Segue “It’s Sunday in this Mirror” con la partecipazione di Diana Tejera; si tratta di un brano interpretato in italiano che denuncia una certa forma di bullismo contro le donne e le differenze di genere per motivi religiosi, per gelosia o anche per semplice intolleranza. “Never Give Up” (che significa “Non mollare mai”) è un brano con un andamento molto lento, un ritornello cantilenante, insomma una canzone dolente che fa fatica a decollare. E non è gran cosa neppure “Vigilia di Natale”, brano alla struttura fragile con un arrangiamento improbabile. Bel giro di accordi invece per “Carla” che si distende su di un’atmosfera malinconica; e musicalmente buona è anche “Notte #2”. Brano molto particolare è “Sono la neve”, intriso di poesia, un po’ ossessivo sino a rischiare la monotonia, ma che lascia un retrogusto lieve, un senso di leggerezza e di abbandono che lo rendono intenso e gradevole. Si va verso il capolinea con “Ultimi pensieri su Sarah Kent” e qui intanto sarebbe buona cosa spiegare chi fu Sarah Kent, scrittrice e drammaturga inglese suicidatasi appena ventottenne dopo avere pubblicato cinque libri che suscitarono scalpore e polemiche nella loro versione teatrale. Il brano non è entusiasmante, anche se il testo scivola via con una certa agilità lasciando intuire buoni intenti, anche musicali. E si va a chiudere con una poesia, “Ho visto tutti gli occhi”, ben recitata da Giulio Casale e che testimonia sino in fondo la vena poetica di Sanzotta. Un album, il suo, che riporta prepotentemente in primo piano la dimensione cantautorale più autentica, attraverso testi narranti, ma anche intraprendendo percorsi musicali semplici ma efficaci. Indubbiamente, pur se con qualche cedimento, un buon album che richiama emozioni, tematiche sociali, sentimenti ed omaggia personaggi che hanno drammaticamente vissuto la loro ispirazione (Drake e Kane) o ne hanno fatto un’icona nella storia della musica (Power e Dylan). Sufficienza ampia, anche se questo lavoro non è per tutti.

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