Ricettina: prendete una figliola giovane e graziosa, con discrete doti vocali. Fornitele abbigliamento e look rockettari: pelle nera, qualche borchia, trucco deciso, aderenze, sguardi assassini, scosciature e scollature di rito. Scrivetele su misura un tot di pezzi che trattano un mix di argomenti tipo amori adolescenziali e rapporti più o meno complicati, alternando all’italiano un po’ di testi in inglese, non disdegnando qualche tocco simil-impegnato. Confezionate il tutto in un cd che riecheggi sonorità già sentite e collaudate. Ecco, siete pronti per tentare di vendere un prodottino che, nelle speranze, potrebbe avere qualche chance di essere smerciabile sul mercato discografico. Questo devono aver pensato gli ideatori del prodotto-Idhea.
Che appunto, alla fine risulta olezzare molto di “prodotto costruito per vendere”, perdendo per strada ogni residuo di freschezza e spontaneità. Tutto il cd “No chains”, a partire dal libretto con le foto dell’interprete, strizzata in completini di pelle, ipertruccata, in atteggiamenti “panterosi” – nei quali pare lei per prima sentirsi poco a suo agio – sa di artificioso. Per continuare con l’offerta musicale contenuta, che non fa che confermare questo sentore sintetico di marketing. Come dicevamo, l’interprete ligure è graziosa, la voce non le manca, ma è tutto il contorno che non convince. Troppe canzoni sanno musicalmente di “già sentito”, ed i testi sono per lo più stereotipati nella descrizione di tematiche tipiche da sit-com americana “per giovani adulti”, come si definiscono ora i prodotti destinati ai giovani. Un paio di pezzi (“Attimi”, “Non è possibile”), ricalcano in modo imbarazzante lo stile musicale degli Evanescence: incipit di pianoforte seguiti da ruggiti di chitarra elettrica. Troviamo un buon testo, discaretamente impegnato in “Inno alla terra”. Ma è molto maligno pensare anche qui alla premeditata imitazione di temi cari ad un’altra band del filone Epic Metal, ovvero i Within Temptation con le loro ispirazioni ecologiste? Insomma, la ragazza sarebbe anche brava. Ma l’operazione di marketing così spudoratamente tesa a renderla un “prodotto vendibile” rischia di soverchiarla, e pure di mortificarla umanamente un bel po’. Si può fare di meglio: rimandata.