UNDICI TRACCE RACCONTANO LE EMOZIONI DI GIULIA PRATELLI

Da poche settimane è in circuitazione “Nel mio stomaco”, il nuovo album di Giulia Pratelli, cantautrice con un percorso artistico fatto di importanti partecipazioni e collaborazioni accanto ad artisti di fama. Si tratta di undici tracce (troppe) con un denominatore comune rappresentato dalla voce sempre incisiva e convincente di Giulia, coadiuvata da una cornice musicale estremamente discreta, come lo sono le sue canzoni che non vanno mai fuori le righe. Ricorda per certi versi Laura Luca, cantautrice che forse in molti hanno dimenticato, proprio per quel modo di cantare misurato e sciolto.

L’album si apre con “Niente” che ci consente subito di apprezzare la vocalità dell’artista, ma anche la dimensione soft di chi l’accompagna. “Luglio” risulta un brano fruibile con un buon testo (ed è molto curioso e simpatico anche il video che accompagna la canzone). “Qualcuno ch ti vuole bene” è stata registrata con la partecipazione di Blanco, quando ancora non aveva vinto il Festival di Sanremo in coppia con Mahmood; le due voci si fondono molto bene, il brano in sè esprime un solo concetto, ma lo fa musicalmente in modo convincente. Interessante il testo de “Le cose da fare”, caratterizzato anche da un arrangiamento un po’ più articolato, ma sempre assai discreto.  “Nel mio stomaco” è il brano che dà il titolo al progetto e Giulia canta con un filo di voce una canzone non memorabile. Molto bello l’abbinamento tra voce e chitarra acustica in “Autunno” mentre non lascia particolari tracce “A memoria”, canzone che sa di passaggio interlocutorio o poco più (e per questo rinunciabile). Una buona intuizione testuale la troviamo in “Tutti hanno ragione” mentre “Un’altra volta”  si rivela forse come la canzone più raffinata dell’intera raccolta. Interessante “Roma,Milano” che è un brano articolato con una buona linea melodica ed una sonorità che genera atmosfere differenti nello stesso contesto. E si va a chiudere con “Non ti preoccupare” che a mio avviso è il pezzo migliore della raccolta pur se meno fruibile di altri, ma ha un ottimo testo, un bel andamento e l’esecuzione è particolarmente “calda” e vissuta. E’ dunque quello di Giulia un lavoro complessivamente convincente, che forse poteva essere meno diluito se ridotto a otto brani che avrebbero ridotto di molto i potenziali momenti di distrazione dall’ascolto, la qual cosa può invece avvenire in almeno un paio di circostanze.  Tecnicamente ineccepibile o quasi dal punto di vista vocale e strumentale, forse non farà epoca, ma è certamente il lavoro di un’artista e di una squadra che conoscono il mestiere e lo dimostrano.

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