UNA…CHE HA IDEE E CORAGGIO

“Come in cielo così in terra” è il nuovo album di Una (all’anagrafe Marzia Stano) realizzato anche con il sostegno di Puglia Sounds. Un album, diciamolo subito, pieno di idee. E di ottime idee. Soprattutto per quanto riguarda i testi e la filosofia di fondo che lo caratterizza. La voce di Una è semplicemente bella e lei non fa nulla per andare al di là di questa dimensione. Lo si coglie subito, ascoltando “Mario ti amo”. Ma sin da quel primo brano si coglie qualcosa in più: il desiderio di esprimere concetti e pensieri che sappiano disegnare i tratti delle incertezze e dei disagi di una generazione che sta navigando a vista.

 

“Sotto il cielo dell’Ilva” è una canzone che con una delicatezza avvolgente sembra voler circoscrivere le sensazioni di un amore, per trasformarsi poi in un grido di dolore, a sottolineare un dramma da non dimenticare. “Scopamici”, che altri, equivocando sul titolo, hanno in qualche modo esaltato, è invece un brano musicalmente mediocre salvato solo in parte dall’abilità di Una di costruire testi mai banali. “Fuori sede” è probabilmente la canzone-simbolo dell’intero album “…siamo tutti fuori sede, siamo tutti fuori tempo, tutti fuori campo…” seguita da un altro gioiellino che è “Professoressa”, brano che con eleganza sublime tratteggia un amore ambiguo, ma bello nella sua essenza. “Il paese che canta” è un altro acquerello amaro, ma estremamente poetico. Unica caduta, se di caduta si può parlare, è “Il lavoro”, una canzone che è un riadattamento di un brano di Piero Ciampi, negli intenti del testo certamente con qualcosa da trasmettere, ma che, tradotta in questa versione, diventa solo una brutta canzone o, se vogliamo, una buona intenzione malespressa. Si riprende però subito quota con “Giornata complicata”, che racconta di un amore finito, ma lo fa con una delicatezza emotivamente coinvolgente e con una chiosa tanto semplice quanto vera: “…come questo nostro amore nato e morto per gioco, è che oggi tutto è destinato a durare poco…”. “Antiselfie” è un brano denso di ironia, ma musicalmente non troppo significativo mentre “Camilla e Matteo” è una canzone con un testo che raggiunge nuovamente vette emotivamente interessanti, anche se un po’ annegato in una ritmica che deve necessariamente tenere conto della fruibilità di un brano, nelle attese delle generazioni più nuove. Ottima anche la chiusura di questo intenso lavoro con “Quel che manca”, un testo che reggerebbe anche una semplice lettura, senza l’ausilio della musica. In conclusione, possiamo dire che questo lavoro “dice” senza insultare, senza ricorrere alla volgarità né al luogo comune. Una collega in questi giorni ha scritto che al prossimo festival di Sanremo ci sorbiremo nuovamente cuore e amore, senza canzoni d’impegno. Ecco, Una le canzoni d’impegno le sa scrivere e le sa cantare. Ci vorrebbero però commissioni selezionatrici in grado di individuare e valorizzare gli artisti e non ciò che sta dietro a scelte spesso desolanti.

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