La sensazione principale che trasmette l’ascolto dell’ultimo cd di David Lenci and the Starmakers (con titolo omonimo) è una sorta di avvilimento dello spirito. Sia nei brani dai toni più cupi e lenti, sia ascoltando i pezzi dal ritmo più rapido, talvolta sincopato, non privo di asprezze chitarristiche, l’animo è preso da un disincanto annichilito, si perde nella vocalità a tratti volutamente dissonante dell’interprete, si smarrisce in atmosfere sconsolanti, ma non innovative.
Abbiamo già sentito toni simili, già vissuto queste sensazioni. E non di recente. Musicalità come queste erano suoni inediti e d’avanguardia trent’anni fa o giù di lì, all’affacciarsi sulla scena artistica di certe sperimentazioni, da parte di personaggi, per dirne uno, tipo David Bowie.
Un lavoro che comunque non lascia spazio a frivole piacevolezze, saldamente ancorato com’è ad un mood meditabondo decisamente depressivo. Indicato per riflessioni introspettive, non spassose.