Leggo nel testo che accompagna l’inoltro dell’album “Tutto a posto” dei Vixa: “…..I Vixa non fanno orologi e sono animali a sangue caldo (sono ferraresi, è possibile che si tratti di un detto del luogo ndr.)…Strisciano nella nebbiosa Ferrara con un unico intento: fare musica viscerale che nasce dallo stomaco, che esce per urgenza e necessità…”. Conosco altre cose che escono per “urgenza e necessità” e non si tratta di canzoni né di musica.
Ma tutto andrebbe benissimo se poi, sistemato il cd nell’apposito apparecchio, ne scaturisse un qualcosa di convincente, di attraente e, soprattutto, di nuovo. Ma non accade perché le nove tracce di questo album hanno un unico denominatore comune, che è l’ansia. Ho già avuto modo di dire in altre circostanze che la definizione “alternative rock” è pericolosa, perché troppo spesso sottintende un qualcosa che anziché nascere da un percorso di ricerca, di nuove sonorità, di diverse sperimentazioni strumentali, scaturisce semplicemente dal caos o da un disordine espressivo che alla fine non è più rock, ma non è neppure altro. Non è il caso di infierire su di un progetto che, sicuramente, in dimensione live, potrà avere un proprio seguito, anche perché i cinque componenti della band, per altro neppure di primo pelo, con gli strumenti ci sanno fare. E forse ci saprebbero fare anche con i testi, per quanto negazionisti di un qualunque barlume di serenità, se poi le parole non venissero travolte da sonorità sopra le righe o non fossero “vomitate” più che cantate, con un occhio a tratti rivolto al metal più torvo. “Amalgamare il crossover all’elettronica ed al rap italiano…”, questo appare come l’intento della band, ma forse le tre espressioni sono troppo intelleggibili tra loro per poter farne scaturire un qualcosa di veramente caratterizzante. E purtroppo, il risultato finale è, come si diceva all’inizio, una manciata di canzoni che una dopo l’altra generano una situazione ansiogena simile a quella di chi entra in un tunnel e non vede l’ora di uscirne. Ed affidare agli effetti elettronici i finalini di ogni brano o i 38 secondi di “Veleno (parte 2)”, appare un po’ stucchevole. Questa è la sensazione che ne ho ricavato, il che mi fa dire che questo album non mi è piaciuto. Se poi vogliamo e dobbiamo dire che l’alternative rock è l’essenza di una nuova espressività e che storicamente tutto ciò che è stato “alternative” è poi sfociato in percorsi artistici innovativi e moderni, lo possiamo anche dire a vantaggio di chi fa buon uso delle parole che un vocabolario troppo ricco come quello della lingua italiana ci può consentire.
2 commenti su ““TUTTO A POSTO” MA NIENTE IN ORDINE CON I VIXA”
Ciao Giorgio,
sono Davide, tastierista dei vixa. Per prima cosa ti ringrazio anche solo per aver ascoltato il cd. E per aver speso tempo ed energia mentale per recensirlo. Ma ti scrivo per un’altra roba. Cavoli, mi dispiace che l’ascolto ti abbia generato ansia! Non era nostra intenzione! Poi, siamo perfettamente consapevoli che dire questo dopo una mezz’ora di rumori di città, suoni di fabbriche, distorsioni varie, sintetizzatori qua e la, cantato fatto anche di bleah e di uorgh, si, forse, e dico forse, non sia proprio paragonabile all’ascolto del fischiettio mattiniero dei passeri (che peraltro abbiamo anche inserito nel disco, sperando di regalare almeno un’oasi nel caos che abbiamo creato), però ti assicuro che non volevamo dare un’emozione negativa. Semmai l’intenzione era quello del drrriiin della sveglia della mattina, il tentativo di regalare qualcosa di sanguigno (anche se rude) in un mondo dove tutti i musicisti possono suonare facilmente “bene” e registrare canzoncine “pulite ed ordinate” con il proprio laptop. Condivido lo sguardo torvo (tanto quanto il metal) con cui osservi chi si definisce alternative rock. La nostra cosa più alternativa è far divertire e divertirci facendo una musica che contenga energia, e riuscire a farlo ormai prossimi ai quaranta (prendo l’età media del gruppo, ed il cantante la tira giù). Se ci becchiamo ti offriamo una birra, o una tisana se preferisci: non è ironia, io su una tisanina non ci sputo mica sù; magari bevuta prima di una birra. Un saluto sincero, Davide.
Ciao Davide, la birra purtroppo non mi piace :-)…ma la tisana forse si, anche se io sono della generazione del buon vino. Capisco ciò che vuoi dire, ma non è ciò che ho percepito io ascoltando il cd. Però non è un problema. La critica d’arte e quindi anche quella che riguarda la musica, è quanto di più soggettivo esista al mondo. E se attraversi la strada e trovi un altro critico, ci sono buone probabilità che ti dica l’esatto contrario di quanto ho scritto io.Io sono convinto che nessuno di noi faccia testo. Siamo qui per esprimere opinioni, riflessioni, impressioni personali. Che a voi musicisti, cantautori, interpreti, artisti…fanno da sfondo al vostro lavoro. Talvolta possono essere utili, altre volte no. Si coglie quel che serve, si lascia quel che si ritiene inutile. Tutto qui. E se ci “becchiamo” non ve la caverete con una birra :-). ciao. Giorgio