“Tre canzoni per la repubblica italiana” è il titolo dell’Ep di Unòrsominòre. Si tratta di tre cover che, probabilmente, riescono più di molte altre a sintetizzare stati d’animo diffusi in un frangente così difficile ed incerto per la struttura repubblicana italica di questi tempi. Cover di lusso, beninteso.
Si comincia con “Povera patria”, un gioiello senza tempo di Franco Battiato la cui reinterpretazione ne conferma l’attualità, anche se quando il brano venne pubblicato per la prima volta, contenuto nell’album “Come un cammello in una grondaia”, eravamo nell’ormai lontano 1991. Il secondo brano è “La domenica delle salme”, successo di retrovia di Fabrizio De Andrè, nel senso che non si tratta certo di uno dei brani più noti del compianto cantautore genovese, pur trattandosi di una canzone che nella sua versione originale, datata 1990 (contenuta nell’album “Le nuvole”), venne presentata con un arrangiamento estremamente accattivante. Il terzo brano è firmato da Giorgio Gaber e Sergio Luporini, la coppia che inventò quel teatro-canzone che fece di Gaber un cantautore-attore in una dimensione di forte introspezione, di grande impatto anche sul grosso pubblico, pur avendo fermamente scelto di quasi azzerare le proprie apparizioni televisive. Il brano s’intitola “Quando lo vedi anche”, non è tra i più noti del repertorio di Gaber e delle tre canzoni scelte è forse la meno coinvolgente. L’interpretazione di Orso è pressochè impeccabile, concede pochissimo alla personalizzazione delle tre canzoni, il che può essere visto come un fatto positivo, ma anche come un limite. E’ palese il suo desiderio di manifestare il proprio disagio di vivere in un contesto di politica rozza qual è quello che viviamo e quindi il tentativo di esternare, attraverso quelle canzoni, la condivisione del proprio pensiero. Non sarebbe stato male aggiungervi un quarto brano davvero “suo”, capace di meglio valorizzare la creatività e la dimensione artistica dell’interprete che scopriamo anche un po’ polistrumentista, affiancato da Manuel Brunelli e Mauro Falsarolo.