Da qualche anno a questa parte sembra che il Canada rappresenti una sorta di nuova frontiera per chi vuol fare del rock ‘n roll. Loro sono i Three Days Grace.
A qualcuno questo nome non suonerà nuovo visto che sono in giro per il nord America dal 1997. Hanno pubblicato quattro album e come nella migliore tradizione dei moderni gruppi rock multimediali, hanno piazzato i loro pezzi qua e là in serie televisive, film, tv show. Persino alcuni Wrestlers usano alcune intro delle loro canzoni per fare ingressi trionfali sul ring. Prendete un paio di cuffie decenti, fatevi un giro sul loro sito. Partirà in automatico un giro di basso effettato che prelude all’esplosione di chitarre elettriche che riempiono la testa e il cuore. Suono immenso. Una voce appena roca perfetta, quella di Adam Gontier, che disegna melodie immediatamente familiari. Questi sanno fare il loro mestiere. Dimostrano fin dalle primissime note di aver appreso il meglio da tutte le band che li hanno preceduti, hanno imparato i trucchi per piacere senza apparire cloni di qualcun altro, hanno un sound aggressivo ma ritmiche sincopate e saltellanti in grado di farti battere il tempo con il piede. Hanno la faccia tosta del Bon Jovi dei primi tempi, il look dark alla Cure recentemente tornato alla ribalta con gruppi come Good Charlotte o 30 Seconds to Mars , il suono distorto e d’impatto dei gruppi hard rock dei primi anni novanta (vi ricordate gli Ugly Kid Joe?) e della scena della Seattle dei Soundgarden e degli Alice in Chains. Il loro ultimo disco, “Life starts now” è del 2010. I suoni sono curatissimi, definiti, enfatizzati da un drumming preciso, semplice, potente. E le canzoni sono un susseguirsi di adrenalina e respiro, atmosfere cupe e poi esplosioni di vitalità, come a raccontare il succedersi di avvenimenti delle vite dei protagonisti della band, talvolta tormentati con problemi di dipendenza altre volte euforici per le sfide vinte e il ritorno alla vita. “Life starts Now” sembra essere un mantra d’incoraggiamento, un inno alla rinascita che chiunque può fare proprio. Così come pare abbiano fatto Adam e compagni. Un quarto album che ha l’energia del primo. Buon ascolto