Volendo sintetizzare in un solo vocabolo l’essenza di quanto si ascolta nel cd “Fin” del gruppo piemontese Thomas, quella che sorge in mente è senza dubbio “bravura”. Non è infatti frequente imbattersi, nell’ambito nazionale, in una tale carica di tecnica, unita ad un’indubbia creatività. L’ispirazione primaria va cercata in sonorità funky pop, ma spazia verso orizzonti molto ampi, con atmosfere jazz, fusion, con digressioni verso la psichedelia, ed all’acustico con rimandi allo stile grandi glorie, come Crosby Stills and Nash.
Una raccolta di pezzi che è come un viaggio, piacevole ma disorientante, in stili ed ambienti molto differenti, con le uniche costanti dell’estrema capacità tecnica, unite ad un’indiscutibile intelligenza, e parecchia ironia. A proposito: pochissimi sono in grado di fare ironia solo con la musica, senza usare nemmeno una parola: ascoltate “Miracolo Italiano” sino agli ultimi secondi e poi giudicate. Ironia che troviamo anche ai massimi livelli in un pezzo dai suoni impeccabili e quasi “seriosi”, pur nella loro energia, come “Masturbation”, che però spiazza con un testo del tutto dissacrante. Un viaggio interessante, sconcertante, piacevolissimo alla scoperta di brani che si contraddicono l’un l’altro, negando qualsiasi appartenenza di genere. Forse proprio questa costante contraddizione è la forza ed insieme la debolezza di questo lavoro. Che pur gridando al mondo la bravura di questo gruppo, non gli permette di rendersi davvero riconoscibile, minimamente prevedibile nello stile e nei suoni. Non si lascia definire, seguire. Sfugge e vola via verso le altezze della sua estrema capacità. Purtroppo una delle leggi del pragmatico, limitato mondo della musica commerciale, è che un minimo di prevedibilità ti rende riconoscibile, fruibile, e può aprire la porta al vero successo. Porta che purtroppo temiamo rimarrà ostinatamente chiusa per questa pur dotatissima band. Il che è un gran peccato.