THE SADE, I FINTI CATTIVI

Un simpatico trio di ragazzi veneti che si sentono (o vogliono sembrare) molto cattivi, cupi e demoniaci. Infatti si danno un nome dal sentore perfido: The Sade. Il loro ultimo cd, denominato in modo molto sintetico “II” (inteso come numero romano, n.d.r) al netto di foto e testi che alludono a malvagità assortite ed atmosfere sulfuree, al suono risulta un po’ come un “bignami del rock”: un lavoro che utilizza stili e sonorità molto varie, seppur tutte tipiche del genere.

Alcuni brani s’inerpicano un po’ a fatica verso le durezze taglienti del metal, ma senza mai raggiungerle davvero (“The Werewolf”, “Lovekiller”). Altri si sollazzano con un sound che ricorda tremendamente il pop-rock anni ’80, stile Billy Idol per intenderci (“End of my world”), o si rilassano in un rock più moderato, non mal riuscito (“Black Demon”, “Ballad of the black moon”), ed un paio di ballads che si potrebbero tranquillamente inserire nel genere western, come in “The last day on earth” in particolare. Peraltro qui la voce del cantante risulta, forse paradossalmente, piuttosto adatta al genere, vista la sua tonalità così bassa. L’esecuzione non è male in nessuna versione, in ogni caso. Certo, ome spesso accade nel rock, a tratti il ruolo del cantante, e di conseguenza l’efficacia dei testi, risulta un po’  soverchiato dalla rumorosità di percussioni e chitarra elettrica, per cui non si può fare molto affidamento sulle sfumature delle lyrics. Un lavoro non sgradevole, anche se il gruppo è evidentemente ancora alla ricerca di una cifra espressiva davvero personale.

 

 

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