SVEGLIAGINEVRA BUCA LE TASCHE CON LA FELICITA’ MA SFIDA LA NOIA

E’ di questi giorni la pubblicazione del debut album di svegliaginevra intitolato “Le tasche bucate di felicità”. Undici tracce che avrebbero potuto tranquillamente essere cinque poichè non mi stancherò di ripetere che come non è la lunghezza di un articolo a migliorarne la qualità, così non è un album diluito a tratteggiare in modo più incisivo la cifra artistica di un personaggio. Sarebbero bastate cinque di queste undici tracce per convincermi che svegliaginevra sa cantare, che ha un suo clichè in cui la voce è poco più che sussurrata, che i suoi brani sono estremamente fruibili, tanto che sfiorano ripetutamente la banalità e proprio per questo undici sono troppi, che è comunque un’artista che è piacevole ascoltare a piccole dosi. Detto questo, affrontiamo un percorso fatto di undici canzoni, non una di durata superiore ai tre minuti, facendo attenzione a non distrarci perchè più volte si ha la sensazione che un brano non stacchi dall’altro, un fatto che accade più volte tanti da fare apparire la successione flebile, quasi inesistente. Non si puà parlare di brutte canzoni, ma di canzoncine si. Sin dalla prima, “Siamo (stati)” che è una sorta di biglietto da visita che annuncia quel che sarà sino alla fine. Musicalmente non si percepiscono eccellenze particolari, ma questi sono tutti brani di facile ascolto, compreso quel “Due” dal quale è stato ricavato un video tutto sommato piacevole.  Come non è male “Senza di me”, che tenta di cambiare un poco il clichè standard dei brani, oppure “Come fanno le onde” che ha la tipica freschezza di un pezzo estivo che non avrebbe sfigurato neppure ai tempi belli di Un Disco per l’Estate o del Cantagiro. Ma del resto ad essere in discussione non è la voce di svegliainevra che, entro i limiti piuttosto stretti della propria estensione, se la cava discretamente, ma è l’opportunità o meno di mettere in piedi un lavoro che prevede la raccolta di undici brani. Da anni si sta sottovalutando il senso di un album, ridotto ormai non più ad un percorso artistico riservato a personalità di spicco, ma ad una semplice raccolta di brani e poco importa se dopo i primi tre si comincia ad avvertire un ascolto annebbiato. E’questo uno di quei numerosissimi casi. Ed è questa la ragione per la quale in apertura peroravo la causa dell’Ep.

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