SUPERHORROR, SORPRESA ROCCIOSA IN CHIAVE METAL

Inizia oggi la collaborazione con la rivista Musicamag del polistrumentista Alessio Camaiti, ex Ramadama, compositore, come chitarrista ha accompagnato artisti di prima fascia ed ha lavorato a lungo in studio in diversi contesti; metallaro convinto, rocchettaro ruvido, attualmente è docente di chitarra, appassionato di ukulele ed operatore culturale, non solo in ambito musicale.

Bello questo “Devilish Whisper” dei Superhorror. Non sono un fan della tipologia di testi dell’ horror metal, però, bello. Tante luci per questo full lenght e poche ombre. Dopo le prime note il mio cuore strilla Helloween!

Non quelli del metal per bambini dell’era Deris, ma quelli belli, scuri e veloci, anche se il cantante, fortunatamente, non cerca di fare il power metaller, ma “vomita” una voce roca, ma intonatissima ( non così scontato come potrebbe sembrare). E anche qui, mi risuona un po’ di power speed modello Iron Savior, ecco mi ricorda un po’ la voce di Piet Silck, ma ancora piu marcia ( in senso buono ovviamente). Non c’è solo power in questi brani, ma tantissimo rock n’ roll nel senso piu’…rock n’ roll del termine, certo ”metallizzato”, ma si sente questa gente da dove arriva. “Superhorror show” mi garba tantissimo, in bilico appunto tra power e r n’r .Siamo al cospetto di gente che suona, e lo fa decisamente bene! Sezione ritmica drums e basso come piace a me: essenziale e pesante come un elefante in carica. Edward e Vale picchiano come due fabbbri delle miniere di Moria. Didi Bukz e Jimi credo si dividano ritmiche e soli e sono bravi, tanto bravi. Proprio perchè non valangano 40000 note al secondo come altri dissennatamente fanno. Non si conformano allo shredding sfrenato messo li ”aggratis”. Sono sempre al servizio del brano. Quello che serve quando serve, e quando devono andare con gli ”sleghi” slegano, ma sempre con gusto. Bella anche la citazione bachiana in ”Devilish theme”, anche questa non ostentata, ma da cercare tra le righe. Di Edward Freak ho già parlato e mi convince. Il lavoro non ha cali di tensione e tutti i brani sono gradevoli anche con qualche ”variazione stilistica”, nel senso che non c’è solo il ”metallone cattivo” ma anche qualche bella apertura melodica, che però è sempre servita su di un piatto con una certa rocciosità di base. L’unico piccolo appunto riguarda la produzione, che probabilmente avrebbe dovuto essere leggermente piu’ chiara, ma forse si tratta di una scelta voluta. La cosa non inficia comunque l’insieme del progetto, realizzato benissimo. E’ un disco per rocker veri, e se non lo siete evitatelo perche’ non lo capireste. Ma se vi piace fare headbanging, rocchenrollare felici, bere una bella birra in dolce compagnia, allora procuratevelo.

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