Sulla ribalta del folk nazionale, da tempo sta suscitando positivi riscontri ed una certa attenzione la formazione Polverfolk che vanta ormai un lungo percorso artistico ed una storia musicale consolidata. Ne abbiamo parlato con Duilio Garzolino, portavoce del gruppo. (All’interno l’intervista)
Duilio, ci parli della vostra esperienza maturata in questi anni?
Polverefolk nasce nel 1976 come un momento d’incontro tra amici, dove l’amore per la musica e le passioni sociali erano tra le principali motivazioni di interesse e di espressione comune. Una sorta di “collettivo musicale” ( da qui la sigla c.m. nel nome), una presenza nel panorama culturale di una provincia del nord Italia, Varese appunto, con caratteristiche di attenzione più agli aspetti relazionali e politici che alle tendenze musicali. Da qui la scelta di dedicarsi alla ricerca e all’esecuzione musicale di un repertorio poco frequentato ma dalla particolare carica espressiva: la musica folk quale manifestazione più autentica dello spirito di un popolo. Dapprima con il folklore del meridione d’Italia con le “tammurriate”, le “pizziche” e le canzoni popolari, poi l’incontro con la tradizione celtica, comprendendo soprattutto le musiche e le ballate tipiche dell’Irlanda e della Bretagna. Alla scoperta di queste “radici”, con una particolare attenzione alla storia tormentata dell’Irlanda e del suo popolo che per secoli ha cercato di difendere -oltre alla sua indipendenza politica- la sua cultura, le sue tradizioni e la sua musica.
Qual è il vostro repertorio tipico, e come si presenta una vostra esibizione live?
Il nostro repertorio è vasto e passa dalle jigs, reels e ballate tradizionali irlandesi, scozzesi e bretoni per arrivare a nostre composizioni, il tutto condito con arrangiamenti, curati da Augusto, che sono sicuramente diversi e anomali rispetto ai gruppi “traditional”: Sunflowers, il nostro ultimo CD, rappresenta proprio questa ricerca di “miscellanea” partendo proprio dal brano che ne da il titolo (firmato da Lila, Adalberto e Roberto). Il nostro spettacolo è sempre molto “carico”, amiamo coinvolgere la gente nel nostro divertimento, il dialogo con la platea non manca mai e devo dire che le risposte non mancano! Normalmente viene inserita anche una parte di danza con più ballerini della Tara School of Irish Dance che arricchiscono lo spettacolo.
Quali sono state le motivazioni che vi hanno spinto a seguire questo filone musicale?
Come dicevo prima la nostra ricerca musicale è partita dal sud Italia all’ incontro di quei valori che fanno la differenza in un popolo, cultura popolare a 360 gradi e quindi non solo musica. Solo il caso ha voluto lo “spostamento” al mondo celtico, infatti Mario (uno dei primi componenti della band) aveva vissuto 4 anni in Bretagna e ci portò alcuni LP (esistevano solo i vinili allora…) e libri dalla terra di Armor che ci hanno fatto innamorare, da qui frequenti viaggi alla scoperta di documenti/libri/dischi e di incontri con la gente hanno fatto in modo di creare una base solida su cui lavorare e le analogie, poi, con la musica popolare del sud hanno fatto il resto.
Quali sono le vostre impressioni sul ruolo e sul futuro di questo genere musicale nel panorama italiano?
Non dobbiamo mai dimenticare che noi siamo italiani e che quello che suoniamo non fa parte della nostra cultura ma fa parte della cultura di un altro popolo e dobbiamo averne rispetto anche se è innegabile che i celti abbiano avuto un passaggio importante in Italia. Quando abbiamo iniziato eravamo veramente in pochi poi, con l’ avvento dei Guinness pub e sopratutto del recupero storico del mondo celtico anche a livello politico hanno fatto si che questa musica sia (quasi) diventata una moda. In italia, purtroppo, ci si riferisce sempre alla terra di smeraldo dimenticando che Bretagna, Scozia e Galizia (per fare un esempio) fanno parte integrante di questa cultura; infatti nei vari festival e nei vari spettacoli vengono inseriti maggiormente gruppi irish dalle organizzazioni mentre è raro vedere band scozzesi, per non parlare dei bretoni sconosciuti ai più, ma è evidente che la richiesta è quella…ora il panorama italiano è veramente ampio e sono molti i gruppi a “contendersi” una visibilità in spazi che non offrono grandissime possibilità a causa di questo momento di crisi che ha toccato tutto e tutti.
Qualche accenno sui vostri programmi futuri?
Il 2013 è iniziato con il gruppo in studio a studiare il nuovo CD che sarà un’ ulteriore evoluzione del lavoro iniziato con Sunflowers, saranno sempre di più i brani scritti dal gruppo rispetto a quelli traditional mentre proseguirà la “verifica” dal vivo proprio perché il gruppo, secondo me, ha una resa on stage davvero notevole. Ma le sorprese non finiranno qui poiché stiamo guardando ad un traguardo che mai ci saremmo aspettati di arrivare: quello dei 40 anni e chissà, ora che siamo a 37 perché non provarci?
I Polverefolk sono: Augusto Gentili: Flauti, Basso acustico e Basso elettrico, Percussioni; Adalberto Zappalà:
Mandolino, Basso acustico, Chitarra e voci; Daniele Rigamonti: Cajun, Snare, Bodhran, Percussioni varie e
Irish dance; Dario Cecchin: Voce e Bodhran; Duilio Garzolino: Bouzouki, Chitarra e voce; Elisa Madrigali:
Voce e Chitarra; Roberto Rainaldi: Great Highland Bagpipe