Succede che da un’idea nasca un successo. Venerdì 21 e sabato 22 Ottobre, presso il Teatro Sociale “Villani”, di Biella, si è svolta la tredicesima edizione del Biella Festival, dedicata come sempre ai cantautori italiani, mica quelli già “famosi”, bensì coloro che alimentano ed alimenteranno il panorama musicale italiano, portando la loro arte e presentandola al di fuori dei canali tradizionali, senza appoggiarsi a majors, o a format televisivi, senza battage pubblicitario, con molta qualità e pochi investimenti iniziali, se non il talento, il sogno, la voglia di trasferire al pubblico quello che essi provano: le loro emozioni, la loro musica. Succede che uno spettatore privilegiato dal suo ruolo possa assistere a ciò che accade dietro le quinte: un’esperienza unica, davvero molto ricca e piacevole. Immaginate un pool di persone che amano da sempre la musica e che vengono coinvolti da un “Uomo”, un tipo un po’ burbero, deciso, professionale, una persona con una capacità di individuare il talento, di esaltarlo e di offrire la possibilità a chi lo merita di realizzare un sogno.
Immaginate come ci si debba sentire a fare parte di questo pool: emozione e responsabilità ad un tempo, nonché il grande privilegio di poter vivere parte di quel sogno, di esserne consapevole . Rivedersi in quei giovani (e meno) artisti che ci provano, che hanno voglia di mettersi in gioco, riconoscersi in loro, si perché qualche anno prima, ci hai provato pure tu, quindi sai benissimo cosa stanno vivendo. La cornice è di quelle che ti lasciano con il fiato sospeso: un tempio dell’arte e dello spettacolo, un teatro con una pianta ellittica, una grande cupola , i loggioni, il velluto rosso, gli stucchi e le colonnine neoclassiche. L’aria che si respira in quel luogo sa di cultura, sa di sudore, sa di arte, di aspirazioni, di successi, ti pare di entrare in un mondo “sans souci” per dirlo alla Baudelaire, un misto tra “Operà” e “Moulin Rouge”. Tutto è pronto per la prima serata ed il compito che mi viene assegnato (per fortuna in compartecipazione) è di quelli difficilissimi: ascoltare ed esprimere un giudizio. Venti sono le canzoni che partecipano e 15 passeranno alla finale. Non è la prima volta che questi brani vengono ascoltati, in quanto la giuria è composta dalle stesse persone che , in commissione di ascolto, avevano lavorato per 12 ore ininterrotte, scegliendo le venti tra più di cento. Il livello di questo Festival è decisamente molto elevato e scegliere diviene difficile, allora occorre liberare la mente da ogni preconcetto, ricordarsi delle proprie professionalità artistiche ed ascoltare…poi votare. Succede che si sa che ci saranno persone deluse, ma questo non può e non deve inficiare la tua lucidità: in quel momento sei un professionista e stai svolgendo il tuo compito. Ti devi dimenticare anche i tuoi personali gusti musicali e devi essere disposto a valutare il brano, il testo, l’esecuzione e la presenza scenica. Lo fai ed alla fine della prima serata ti accorgi che hai fatto la tua scelta e che nella discussione con gli altri hai ottenuto un risultato collegiale, senza grosse distinzioni. Succede che alle due del mattino vai a fare cena con lo staff e con qualche partecipante che scopri essere in piedi , come te, dalle cinque del mattino prima, scopri che ha fatto, come te, molti chilometri, conosci persone e questo da solo vale già tutto lo sforzo. Non parli di musica: mangi e poi finalmente un letto. Succede che arriva la “soirèe” : ti vesti di tutto punto e ti ritrovi di nuovo a seguire da dietro le quinte. L’atmosfera è più tesa, ma non in senso negativo: “l’Uomo” (si il patron), gestisce il tutto con una calma ed una determinazione che mi portano ad ammirarlo. La macchina organizzativa è perfetta: la presentatrice sul palco ha una presenza scenica notevole ed una professionalità davvero eccellente, i tecnici sono di una rara efficienza: “the show can start”. Gli artisti “sentono” la serata e molti di coloro che avevano fatto faville la sera precedente, hanno un calo esecutivo, comprensibile, ma il Festival è una gara e come tale deve viversi. Ci sono invece alcune belle sorprese ed alla fine succede che c’è un vincitore. Succede che ci siano diversi membri nuovi in giuria che non hanno ascoltato prima la canzone e succede che la valutino meglio delle altre. Gli artisti internazionali si susseguono sul palco e “L’Uomo” li guarda dal loggione, è seduto al mio fianco, noto la sua soddisfazione e ne sono contento, perchè questo successo senza di lui non sarebbe mai stato possibile. Succede ogni anno ed ogni volta , l’entusiasmo è il medesimo, succede che nascono amicizie, succede che la MUSICA trionfa.