E’ di recente pubblicazione “Aria”, il nuovo album del Collettivo Casuale, formazione della quale fanno parte Piero Filoni, Diana Rossi e Konrad oltre a diversi altri musicisti che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. Dieci tracce con alcuni chiaroscuri, ma complessivamente piacevoli, non inquadrabili in un unico genere musicale, non eccessivamente ricercate nè nella musica nè nei testi, che scorrono però piacevolmente, dando vita ad una costante miscela tra dimensione acustica e il supporto elettrico a sostegno dei percorsi vocali.
S’inizia con “Aria” che dà il titolo al progetto, una linea melodica semplice con un avvio prevalentemente acustico che prende poi consistenza andando a caratterizzare maggiormente il brano. “Nessun reso previsto” è una ballata che via in scioltezza per approdare a “L’io egemone” che è francamente una canzone poco riuscita da tutti i punti di vista, soprattutto da quello della fruibilità. “My little things” è una canzone eseguita in lingua inglese di per sè interessante, ma con le voci rese opache dal sovrastare delle chitarre acustiche che ci confermano come questo gruppo si basi sulle chitarre (sia Konrad sia Piero Filoni sono chitarristi) con una priorità non sempre pagante ai fini della riucita di un pezzo. “Giuly” è un buon brano, in perfetto stile country and western impreziosito dall’inserimento del violino che ne accentua le caratteristiche della musica da vecchio saloon. E’ invece un brano delicato e malinconico “Going away”, dall’andamento gradevole ed una buona fusione di voci. Ed altrettanto convincente è “Fabrizio” avvolgente ed un po’ ipnotica nella sua ripetitività. In “Trema la pioggia” si fa largo più che altrove la voce di Diana Rossi, indubbiamente interessante, ma che dà l’impressione di essere sempre un passo indietro rispetto al microfono; la linea melodica piace ed “arriva”. “Strada di luce” è un’altra ballata che scivola verso “Un po’ di sole ancora”, brano caratterizzato da un buon arrangiamento al di là di qualche “strappo” che fa pensare ad una registrazione non perfetta. E il disco sarebbe ufficialmente finito qui, non fosse per un bonus track di chiusura che è un qualcosa di ssolutamente a sè stante rispetto al resto del lavoro, non aggiunge e non toglie nulla, quindi è rinunciabile. Complessivamente “Aria” è un disco di buon ascolto, non suscita entusiasmi, ma fatte salve alcune piccole pecche è gradevole e lo potrebbe essere probabilmente di più riportando le chitarre, soprattutto acustiche, al loro ruolo che in questo caso è l’accompagnamento che meglio premierebbe le voci.