“Cosa potrebbe mai andare storto?” è l’ironico titolo dell’album di Simone Cicconi, cantautore, rocker e designer (c0n lo pseudonimo UNDAtheC lavora per l’industria dei videogiochi) che pubblica queste nove tracce che negli intenti dovrebbero raccontare “sogno e ragione, amori e abbandoni, speranze e colpevoli illusioni”. In realtà, c’è un po’ di tutto questo nelle canzoni che Simone propone, tant’è che ripetutamente mi trovo al cospetto di interessanti intuizioni, sia dal punto di vista testuale sia per quel che concerne la parte più strettamente musicale. A convincermi poco però sono soprattutto gli arrangiamenti, perchè non sempre vi ravviso quella coerenza che proprio nei testi dovrebbe avere il punto di riferimento.
S’inizia con “Il vuoto” e subito si viene travolti da una musicalità troppo piena mentre la linea melodica pare un innesto di più canzoni in un unico brano; tutto ciò fa si che il testo non sia sempre percettibile ed anneghi nei suoni. Andiamo meglio con “Non so più stare senza te”, che non rinuncia ad un rock ruvido che appare però meglio strutturato, la linea melodica funziona, il testo ha un senso soprattutto perchè la voce “arriva” in un contesto dinamico ed immediato. “Lontano da qui” appare subito meno fruibile del brano precedente, ma in questo caso l’arrangiamento convince e quindi il contesto risulta gradevole. Ed è un buon testo anche quello di “Cover band”, che piace anche come intuizione, la sovrapposizione dei suoni è a tratti ancora eccessiva, ma l’insieme è ascoltabile. “Me lo dicevano” invece mi pone al cospetto di un quesito: vi sono momenti in cui i suoni travolgono la voce ed accade con una certa insistenza, quindi la domanda verte su quale sia la priorità, ma anche sul perchè testi che hanno una loro funzionalità narrativa vengano a tratti sacrificati per rendere omaggio all’altare di un rock che risente spesso dei contagi del frastuono. Ma arriva poi “La pioggia scenderà”, che è il pezzo migliore del’album e non solo per i risvolti ambientalisti che esprime anche attraverso un bel video in bianco e nero, ma anche perchè è forse il brano più cantautorale e quindi più personale del cd. “Il paradosso di Fermi” con la prtecipazione di Elettrone convince poco e non decolla (il solito brano di transizione? cioè messo lì ma che poteva anche non esserci). “Un’altra come te” ha un testo ironico e divertente che conferisce anche una certa agilità all’insieme della canzone ed approdiamo all’ultima traccia, “Indietro non si torna” che è un po’ la sintesi di tutto l’album: ci sono buone intenzioni, un testo che piace, sonorità sopra le righe senza le quali probabilmente sarebbe un pezzo assai più interessante, l’inserimento di un sax che dura troppo poco (ma che testimonia un buon arrangiamento) ed un finale che mette tutti i sensi in pace spegnendosi in modo suadente. E’ un album con molti chiaroscuri questo “Cosa potrebbe mai andare storto?”, che mi rivela flash di interessanti potenzialità, spesso ottime intuizioni, ma altrettanto spesso suoni sovrapposti in modo forsennato e pesante, che ne sporcano i percorsi. Per questo a mio avviso questo lavoro merita la sufficienza, ma non va oltre.