Da un po’ di ann,i per diversi motivi, sono circondata da note che fluttuano nell’aria ogni giorno e dei generi più diversi. Spesso mi è capitato di esserci andata giù in modo pesante nei confronti di un album ed aver esortato con garbo l’artista di turno a scoprire altre velleità. Non c’è mai stata cattiveria, ma semplicemente una disanima oggettiva del prodotto che avevo ascoltato.
Faccio una premessa, ascolto molta musica in streaming. La tecnologia in ambito musicale è stata fondamentale laddove di base c’è un buon lavoro ma è stata distruttiva laddove è servita a rendere vagamente ascoltabile chi, senza un PC, non si sarebbe cimentato nella pubblicazione di un disco. Ai tanti emergenti che stanno pensando di fare un tuffo nella discografia, chiedo di fermarsi un attimo ed investire 56 minuti del loro tempo per ascoltare “Falsopiano”, il primo album solista di Sergio Cossu. La musica non si improvvisa, si studia anche se da autodidatta, richiede pazienza oltre che una naturale predisposizione. E questo, ad onor del vero, dovrebbero tenerlo a mente anche i pseudo produttori. Perdonate questo piccolo preambolo ma dopo aver ascoltato Falsopiano, non potevo esimermi dall’ennesima tirata di orecchie (sempre con affetto), ai tanti impavidi esordienti. Eppure che Cossu abbia esordito da autodidatta, lo avreste mai detto? È dalle prime note di questo album che mi ha pervaso un senso di serenità, è stato un ascolto che mi ha fatto esclamare “che meraviglia ascoltare un Musicista, un pianista che fa scorrere le dita sui tasti con estrema delicatezza”. Sergio Cossu è pianista, produttore e compositore ed ha iniziato la sua carriera negli anni ‘70 come autore per Enzo Jannacci e Miguel Bosè ma è con la ventennale esperienza nei Matia Bazar che è conosciuto dai più. Cossu è una fonte inesauribile di musiche per il teatro, la radio, la televisione. In questo flusso produttivo, c’è stato spazio per la realizzazione di queste dodici canzoni per pianoforte. Dodici brani eleganti nelle atmosfere, lineari ma con piccole sorprese armoniche e con tanta voglia di comunicare. Composizioni già note come “Birdy” (registrata da Maurizio Camardi), “Siviglia” (scritta per Miguel Bosè nel 1984) e “Pensamento” (pubblicata da Sandro Gibellini e Silvia Donati), si alternano a musiche inedite composte recentemente nella loro totalità o altre che hanno trovato aperto il cosiddetto cassetto della memoria. Improvvisazione, il legame con Trieste, la bellezza sono raccontate in queste tracce. Scorrendo i titoli ammetto che la mia attenzione è caduta su un titolo in particolare, “Serendipity”. La serendipità è trovare ciò che ci rende felici in modo del tutto casuale ed ammetto che la semplicità delle note in questo brano sono state e saranno una piacevole compagnia. “Falsopiano” è un album da meditazione, un disco da ascoltare quando si ha voglia di regalarsi buona musica.