“Dear Road” è il titolo dell’album dei Second Youth, formazione punk/rock che con queste dieci tracce affronta per la prima volta un percorso musicale più impegnativo.
Dieci tracce che non riescono però alla fine a tratteggiare una personalità definita di questo gruppo, lasciando l’impressione, almeno ripensando a otto dei brani contenuti nell’album ad un qualcosa di già troppe volte ascoltato. La struttura musicale c’è, è forte, prepotente, ma priva di quell’originalità che rende “leggibile” al primo ascolto il dna di una formazione. Per intenderci, di gruppi che si abbandonano e si affidano quasi completamente al suono nervoso e fragoroso di chitarre elettriche e batteria ve ne sono davvero tanti, anzi, troppi. L’unica nota personale di questa band è da ricercarsi nella voce di Andrè Suergiu che, quando non viene soverchiato dagli strumenti, spesso invasivi, emerge nella sua profondità, riportandoci riperutamente ad una dimensione metal. Solo in “1992” e in “Boots and Mohicans” la voce di Andrè può assumere i suoi contorni più precisi e rivelarsi in pieno. Un discorso a sé lo merita “Dear Road”, cioè il brano che dà il titolo all’intero progetto. E’ un brano che entra in una dimensione diversa rispetto a quella di tutti gli altri brani e sin dal primo ascolto meglio si percepisce una diversa fruibilità. Ma è poco per dare la sufficienza ad un album che troppo risente di una certa omologazione, troppo diffusa nel rock di oggidì.