Con alle spalle 72 anni di storia pare impossibile che il Festival di Sanremo non sia ancora riuscito a rendere comprensibile a tutti lo spirito di una manifestazione che appartiene alla storia del nostro Paese e che, anche per questo, non può trasfigurarsi in qualcosa che non sia…il Festival di Sanremo.
Dunque, sgomberiamo subito il campo da alcuni equivoci che ogni anno si riaffacciano, soprattutto nei tempi più recenti. Il Festival di Sanremo non è il concertone del 1° Maggio e neppure un happening rock da stadio. Si svolge in un teatro ed è uno spettacolo squisitamente televisivo. E proprio delle esigenze e del gusto del pubblico televisivo deve tenere prioritariamente conto. Ciò significa conoscere il target al quale ci si rivolge, cercando di accontentarlo e di non disgustarlo. Anche perché dall’audience che questo target può garantire dipende la raccolta pubblicitaria. Ma di questo dirò più avanti. A guardare la televisione oggi è un pubblico di over quarantenni, pur con le dovute eccezioni statisticamente poco rilevanti. Il che significa che nella formazione del cast delle cinque serate, Amadeus o chi per esso ne deve tenere rigorosamente conto. Da alcuni anni, al mezzo televisivo si è affiancata la dimensione web, quella invece dominata da fruitori giovani e giovanissimi. Ed anche di questo deve tenere rigorosamente conto Amadeus o chi per esso. Ed eccoci quindi al cast che con Giorgia, Anna Oxa, Paola e Chiara e addirittura I Cugini di Campagna strizza l’occhio al pubblico televisivo e con i rapper o personaggi come Levante, Madame e Ultimo guarda alla fascia più giovane. E’ un’operazione talmente scientifica che si riflette anche sui nomi di coloro che affiancheranno Amadeus nella conduzione del Festival: Gianni Morandi pensato per i teleutenti e Chiara Ferragni pensata per gli internauti. Appare a questo punto evidente che il Festival di Sanremo non può essere né diventare il concertone del 1° Maggio né una sorta di Woodstock semplicemente perché la platea alla quale si rivolge è altra cosa. E veniamo ad un’altra nota ricorrente da decenni: i costi. Frasi del tipo “tolgono il reddito di cittadinanza e poi chissà quanto pagano Amadeus” è un’amenità che mi aspetto da un momento all’altro. Del resto è un tormentone di ogni anno e non solo rivolto alle spese per i conduttori. Dunque, il Festival di Sanremo del 2022 ha raccolto pubblicità per una somma pari a 42 milioni di euro, battendo il record di raccolta pubblicitaria della manifestazione. Ciò significa che il festivalone non solo si autofinanzia con la pubblicità, ma contribuisce anche a portare risorse alla Rai. Senza avvalersi del canone pagato dagli italiani. Per non dire dell’indotto che la manifestazione porta al sistema commerciale e turistico della città di Sanremo e luoghi limitrofi (c’è chi nei giorni del Festival trova sistemazioni alberghiere ad Arma di Taggia o a Bordighera). Se non si entra in queste dinamiche non si capirà mai il Festival di Sanremo. Ovviamente si può sempre evitare di guardarlo. Esortazione che rivolgo ogni anno a tutti gli antisanremisti.