SANREMO, BASTA CON LA MANFRINA DEI “PASSAGGI” RADIOFONICI

Nathalie e Serena Abrami, entrambe provenienti dall’area indipendente, sono passate alla fase finale del festival di Sanremo. E questo qualcosa vorrà pur dire. E tra i giovani, un’autentica ovazione è stata riservata a Raphael Gualazzi che “Un’altra Music@” aveva segnalato ai suoi lettori in tempi non sospetti (il pezzo è ancora nella sezione “Jazz”). Andando oltre, per una volta,  alla diatriba tra major ed indipendenti, il festival di Sanremo meriterebbe di vincerlo Roberto Vecchioni, non fosse altro che per quel messaggio di sofferta speranza che giunge dalla sua canzone  che ci acomuna. Ma torniamo alle delizie della sala stampa. Ieri l’esponente di una radio in vena di statistiche ha snocciolato 30 passaggi in una giornata per la canzone della Tatangelo, 16 per non ricordo chi, sei per Max Pezzali, volendo dimostrare con questo che la canzone della Tatangelo, sia pure momentaneamente eliminata, è molto richiesta e vanta di conseguenza molti “passaggi”. Dunque, perché dopo tanti anni, continuiamo a giocare a prenderci in giro? La Tatangelo, come tutti gli altri artisti citati, ha tanti “passaggi” quanti ne sono stati pagati dalla sua casa discografica. Le radio che affidavano a dinamici e attenti dj la loro programmazione musicale, sono finite da tempo. Ed oggi ci sono anche radio che si uniscono per dare vita a società che sostengono progetti discografici, come nel caso di quello dei Modà. Quindi, i “passaggi” radiofonici di una canzone non coincideno con le richieste della gente, ma con gli investimenti di chi produce gli artisti. Giusto o sbagliato che sia è così, quindi almeno laddove operano addetti ai lavori sarebbe di buon gutso evitare di alimentare una manfrina sapendo di mentire. Ma restiamo in sala stampa ove il buon Tonino Manzi, che coordina i lavori per conto della Rai, si distingue per i modi bruschi con i quali invita i colleghi delle radio (per altro in collegamento esterno dal Palafiori) a porre le domande agli artisti in occasione delle conferenze stampa, salvo poi concedere, a colleghi più blasonati della carta stampata o telegiornalisti Rai, digressioni spesso confuse ed inconcludenti che rasentano la filosofia (vero Massimo Bernardini, ieri alle prese con un intricato guazzabuglio dialettico, senza che Manzi sentise il bisogno di intervenire?). Oggi, giornata dedicata al 150° dell’Unità d’Italia. Ci sono state polemiche nelle passate settimane, allorquando, volendo ripercorrere la storia di questo Paese in chiave musicale, si era pensato di proporre anche “Giovinezza” e “Bella ciao” come testimonianze di un’epoca. Meglio lasciar perdere. L’Italia non ha ancora la lucidità per guardare alla propria storia con serenità. Allora ecco Benigni pronto a mettere alla berlina chi non è difficile da immaginare, con quel suo modo burlesco ed irridente che si attaglia perfettamente con i giorni del carnevale. E poi ci saranno le “frecce tricolori” che disegneranno la nostra bandiera nel cielo di Sanremo. E quelle metteranno d’accordo tutti. Forse.

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