GULISANO: “ITALIA, MUSICALMENTE RIDICOLA”

Roberta Gulisano è una cantautrice siciliana della quale abbiamo già avuto modo di parlare in svariate circostanze. L’ultima volta, solo pochi giorni or sono, in occasione dell’uscita del suo singolo, accompagnato dal video, “Ave Maria” che precede l’uscita del nuovo album, prevista per il 2016. Si tratta di una cantautrice di grande personalità, della quale abbiamo cercato di scoprire il pensiero anche al di là dell’ascolto dei suoi lavori. Ne è scaturita un’intervista dai contenuti decisi ed immediati sui quali chi si occupa di musica farebbe bene a confrontarsi, al di là delle personali opinioni e della condivisione (o meno) sulle risposte dell’artista.


Ascoltando il tuo ultimo singolo, “Ave Maria”, il primo pensiero corre alla rara capacità di dire cose importanti senza lasciarti risucchiare da appartenenze partitiche di qualsivoglia colore. E’ una testimonianza importante di come si possano dire cose “pesanti”, senza per forza “appartenere”. Ti riconosci?

Io appartengo al mio pensiero, alla mia etica, e non ho mai avuto il bisogno di appartenere a una “parte” per definire la mia persona. Un artista non ha bisogno di avere una “parte”, pero’ penso che debba prendere una posizione. Le cose “pesanti”, poi,appartengono alla realta’ e la realta’ non parteggia.

 

Il titolo del singolo (ed anche dell’album che uscirà) ha un riferimento esplicito ad una preghiera, ma non lo è, anzi, è quasi una provocazione, che riesce però a non offendere il sentimento religioso. E’ voluto o casuale questo aspetto?

Assolutamente voluto. Erri De Luca ne “In nome della Madre”dice che la Grazia e’ quella “forza soprannaturale di affrontare il mondo da soli senza sforzo, sfidarlo a duello senza neanche spettinarsi”, una dote femminile, una dote di madre. Vedi, in questi anni ho imparato che la Grazia, la forza sovraumana, esce fuori nelle situazioni di grande disgrazia. In un momento storico cosi’ disgraziato penso che le persone debbano tirare fuori questa Grazia, questa dote di santi ribelli che non hanno paura di stare contro e andare dritti dove si deve, come la Madonna, simbolicamente evocata sulla copertina dell’album.

 

A giudicare dal singolo (e dal video che lo accompagna), il prossimo album sarà denso di “messaggi” che riveleranno ancora una volta la tua capacità di guardare alla realtà con immediatezza. Ci puoi anticipare qualcosa dei contenuti che lo caratterizzeranno?

Si intitolerà “Piena di(s)grazia”. Sara’ un disco eretico, religiosamente anarchico.

 

Quanto ritieni che possa incidere nel tuo modo di pensare alla musica la tua “sicilianità”, cioè l’appartenenza ad un mondo meraviglioso, ma talvolta intriso di contraddizioni e di affanni, retaggi di un passato che troppo spesso si rifà presente?

L’essere siciliana e l’essere musicista sono due cose complesse di per se’. Se ci metti che io, come altri miei colleghi, ho scelto di restare a vivere qui, ottieni una equazione con tre variabili veramente difficile da risolvere per chi e’ abituato a pensare alla vita come a una equazione con una sola x. Noi siamo abituati ai sistemi complessi, alle equazioni con piu’ soluzioni, ai sistemi irrazionali. Forse per questo siamo piu’ interessanti di altri, perche’ siamo complessi, come la nostra storia, sempre presente, per fortuna: siamo eccellenti in tutto: il bene e il male noi lo facciamo come Dio comanda: non sappiamo essere mediocri.

 

Qual è il tuo pensiero sulla musica oggi? Che ne pensi dei talent, di Sanremo e di tutto ciò che dovrebbe essere “vetrina” per la musica, ma che pare invece scandire sempre più il passo di un degrado progressivo?

La musica oggi, nel mondo Occidentale, e’ uno strumento commerciale di tutto rispetto, una industria pazzesca, che fattura miliardi sull’intrattenimento di massa, e su questo non ho nulla da dire, anche perche’ si parla di musica fatta coi sacri crismi: puo’ piacere o no, ma i cantanti sanno cantare, gli arrangiatori sanno arrangiare, gli autori sanno scrivere. Poi c’e’ l’Italia, il mondo in cui i cantanti non sanno cantare, gli arrangiatori non hanno idee originali dal 1980 e gli autori sono estinti o vecchi come dinosauri. Che vuoi che ti dica? E’ un paese di vecchi che vogliono fare I giovani, e si credono giovani solo perche’ hanno avuto l’idea “geniale” di condurre un talent, o di votare a Sanremo con gli sms. Mi fanno tenerezza…Carlo Conti mi fa tenerezza coi sui programmi fatti da giovani vestiti da vecchi o vecchi vestiti da giovani, che cantano canzoni vecchie in cui si riconoscono solo persone vecchie. E’ tutto molto triste. Il problema pero’ non e’ Sanremo o il talent. Il problema e’ che gli Italiani scopiazzano male cio’ che altri (gli americani principalmente) fanno molto meglio, dimenticandosi della propria storia, della propria cultura. Se perdi la tua identita’ non sei piu’ nessuno, sei solo un pagliaccio a cui non riescono i propri numeri, sei ridicolo. L’Italia e’ un paese musicalmente ridicolo. E’ un paese che grida al miracolo vedendo una ragazza che gioca male con una loop station a un talent, una cosa che esiste dagli anni ’90 (20 anni!!!!). E’ un paese in cui se un cantautore non fa lo sfigato intellettualoide non viene creduto. E’ un paese in cui un gruppo come gli Zen Circus (20 anni di storia) vengo chiamati da The Voice per fare le “blind audition”, suscitando lo sdegno di tre quarti dei musicisti d’Italia e anche una sana, ragionevole voglia di ridergli fragorosamente in faccia. Vedi, e’ un paese, un popolo, che non sa cio’ di cui sta parlando, perche’ chiacchiera e basta, sono tutti dei gran cialtroni. E ovviamente non mi riferisco solo alla musica, ma alla cultura in genere. Poi c’e’ un formicaio di artisti veri, quelli che resistono, quelli che sanno parlare e sanno suonare, cantare, arrangiare etc…Molti di loro non hanno una lira, ma resistono. Molti di loro sono famosi, ma vengono tenuti abbastanza in disparte, o forse si defilano, prediligendo le nicchie meno arriviste. Quelli che non si svegliano la mattina e fanno musica, quelli che sanno che la musica non e’ un lieto giochetto, ma che la amano lo stesso. Quella e’ la musica italiana vera. E per fortuna e’ tanta e gode di ottima salute, nonostante la poca luce che gli e’ concessa.

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