Riparliamoci chiaro. E non solo su Celentano

Diciamoci, dopo quelle sulla partecipazione di Celentano a Sanremo, un altro “pacco” di verità su alcuni partecipanti al festival e sull’ambiente vissuto in diretta. Qualche critico indica quali possibili vincitori Gigi D’Alessio e Loredana Bertè. Ma forse pochissimi sanno che al festival di Sanremo, anche se il regolamento non lo dice espressamente, è praticamente obbligatoria, a tutte le edizioni, una partecipazione partenopea. Se volete dilettatevi a scorrere gli elenchi dei partecipanti a tutte le edizioni del festival  e scoprirete che è così. Ieri D’Alessio diceva che ogni anno a Sanremo viene eliminato dalla giuria demoscopia eppoi recuperato con i voti del pubblico. Tradotto significa che per la giuria che vota le sue canzoni, sarebbe bocciato, poi entrano in campo le pattuglie napoletane che sistematicamente non salvano la musica, ma la sua napoletanità. Altra pagina, Loredana Bertè. Ma perché nessuno ha il coraggio di dire che, omai da alcuni anni, la Bertè più che una cantante è un caso umano?

 

 

 

E che, nell’ambiente, gionalisti compresi, qualcuno sente sulla coscienza il peso della morte di sua sorella, perseguitata per anni con quell’etichetta della iettatrice che sicuramente tanta parte ha avuto nella sua tragica depressione? E che ora il timore è che anche Loredana scenda la stessa china, tradita da una fragilità talmente evidente da apparire imbarazzante? Altro personaggio: Emma. Brava, bravissima, ma perché insistere nell’indicarla come probabile vincitrice quasi come se fosse d’obbligo una riparazione, dopo che lo scorso anno i soliti esperti l’avevano già data vincitrice con i Modà,, salvo poi doversi ricredere al cospetto della vittoria di Vecchioni? Quest’anno Emma ha una brutta canzone e comunque vadano le cose, quella rimarrà una brutta canzone almeno quanto era bella quella della passata edizione. Svolazzando un po’ qua e un po’ là, veniamo alla serata dei duetti con gli ospiti stranieri. Premetto, una serata interessante che ha toccato vette elevatissime con le esibizioni di Patti Smith e Noa. Ma chi ha fatto cantare un capolavoro della canzone italiana come “Io che non vivo” di Donaggio a quel non cantante di Shaggy?  Perché, per il solo gusto di fare del giovanilismo accondiscendente, non si trova il coraggio di dire che il rap non è musica? Ogni volta che un rapper viene chiamato a cantare una canzone vera ne sortiscono dei disastri. Una ragione ci sarà. Torniamo qualche istante su Celentano: perché molti si sono prodigati a dire che è un cantante e facesse il cantante e non il predicatoe eppoi Mario Luzzato Fegiz, critico del “Corriere della Sera” onnipresente da 40 anni su tutti i canali televisivi e radiofonici nei giorni del festival (avesse mai azzeccato un  pronostico…), va in tv ad annunciare che debutterà come attore e non si sorprende nessuno? Facesse il giornalista che è il suo mestiere ed anche in quello, come recita, non è male…se non altro per par condicio.

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