Di cd non se ne vendono più. O quasi. Forse con questa consapevolezza i Reveers hanno confezionato un album intitolato “To find a place” che non fa certo della fruibilità il suo primo presupposto. Ma forse la band di questo è consapevole quando si avventura nella registrazione di queste otto tracce, sicuramente alternative, anche se il concetto di “alternative” è un po’ vago.
“Low to the Ground” avvia l’ascolto con qualche atmosfera rarefatta, troppa sovrapposizione musicale tanto da appannare la linea melodica, per poi ritrovarla ed aiutarci a scoprirla piacevole. Il secondo brano, “Fortune Teller” appare strumentalmente interessante, meno dal punto di vista vocale e, le perplessità sugli interventi cantati, le trascineremo sino all’ottava traccia, “Thesis, Antithesis & Synthesis” fa scoprire un insieme decisamente più convincente mentre “Music for a silent film” è un percorso musicale decisamente ambient, con un andamento lento che induce alla riflessione riuscendo a coniugare effetti e sensazioni con dosaggio sapiente. Segue “Mosaico”, brano rinunciabilissimo anche in una dimensione alternative mentre risulta subito più convincente “Spheres”, buona linea melodica e arrangiamenti con la solita dimensione vocale un po’ stentorea. Gli ultimi due brani dell’album sembrano risentire di un po’ di stanchezza, “Waves from the sky” scivola noiosamente per lasciare il finale a “Blind Alley”, brano più piacevole, ma che non incide sul giudizio complessivo del progetto. Il coraggio di un percorso difficile è corroborato da una convincente dimestichezza strumentale, ma forse le vette della ricercatezza talvolta possono risultare davvero ardue ed un album fatto di momenti più che di percorsi dovrebbe indurre a qualche riflessione in vista di prossimi accessi in studio di registrazione.