Che il rock’n roll prima ed il rock poi siano gli emblemi della trasgressione di generazioni di adolescenti, lo si sa da sempre.
Negli anni Cinquanta il grande Elvis Presley (e prima di lui personaggi come Bill Haley, Chuck Berry, Jerry Lee lewis e tanti altri) faceva impazzire folle oceaniche con il suo ancheggiare ed i ritmi sfrenati delle sue canzoni. I giovani si riconoscevano in quella musica che sapeva di ribellione e di orizzonti nuovi tutti da scoprire. In Italia, nel 1961, cioè esattamente mezzo secolo fa, Adriano Celentano suscitava polemiche e scandalo sul palcoscenico del festival di Sanremo perché, interpretando “24mila baci”, voltava ripetutamente le spalle al pubblico assecondando il ritmo scatenato del suo brano. Episodi inusuali per l’etica di quei tempi. Fatti che avrebbero, poco a poco, cambiato il modo di pensare alla musica in Italia e nel mondo. Ed i percorsi artistici dei personaggi di quell’epoca lo avrebbero dimostrato e lo dimostrano tutt’ora (non a caso Celentano compare nel banner della nostra testata). Ma pur conoscendo queste vicende ed essendo avvezzi alle molte altre provocazioni che ne sarebbero seguite, non possiamo non rimanere esterrefatti ed indignati al cospetto di quell’ “Andate tutti affanculo”, titolo dell’album degli Zen Circus, misconosciuta band, peraltro premiata al Mei con il premio Pimi (Premio Italiano Musica Indipendente) per il miglior tour, nel corso di una serata svoltasi poche settimane or sono e trasmessa nientemeno che da RadioUno Rai. Non è l’invito esplicito che viene rivolto al mondo che ci deprime e neppure il fatto che il Mei, ambiziosa vetrina della musica indipendente, premi un progetto di questo tipo (il che rientra nel modo di essere di quella manifestazione). Ciò che è sconcertante è il fatto che per cogliere l’attenzione di critica e pubblico sia ormai necessario abbandonarsi alla scurrilità elevata al rango di simbolismo di quel disagio sociale che si dice sia alla base della rabbia giovanile. Ci lascia perplessi l’”Andate tutti affanculo” che suscita il consenso e l’applauso di un certo pubblico e di una certa critica nel momento in cui, in altre sedi, si sta lottando per far sì che la canzone venga considerata alla stregua delle opere letterarie e quindi, il 20 per cento di Iva sul prezzo dei cd venga ridotto al 10, così come da tempo avviene per i libri, perché si tratta di prodotti culturali ( la Siae direbbe, opere dell’ingegno). Andiamo tutti affanculo, certo, compresi gli Zen Circus e chi li ha premiati e celebrati. Che ci stiamo andando lo dimostrano proprio episodi come questo. Ed il fatto di andarci avendo in testa al drappello certi soggetti, se possibile, ci deprime ancor di più. Dimenticavo……buon 2011!