PIGNATIELLO: “SE CI CREDI” IN DIECI TRACCE

E’ da qualche tempo in circuitazione “Se ci credi (salutami l’America)”, il nuovo album del cantautore irpino Antonio Pignatiello che in dieci tracce riesce a dare respiro ad una dimensione cantautorale sempre più rara, sorretta principalmente dal desiderio di narrare, che va ben oltre il semplice (e più facile) desiderio di stupire.

Ad aprire il progetto è “Si sta facendo tardi” che colpisce subito per una musicalità molto pulita, un testo ben strutturato, una piacevole linea melodica e arrangiamenti molto attenti. Molto intensa “Sembra quasi domenica”, che è tra le canzoni più belle della raccolta, pervasa da quel filo di malinconia che avvolge l’intero lavoro, con insistenza, ma con altrettanta discrezione. “Se ci credi”, il brano che dà il titolo all’album, è un delicato/ruvido che “arriva” piano e che più degli altri ci ricorda molto da vicino il Ligabue dei tempi migliori. “Luna di mezzanotte” pone appena un passo indietro alla voce di Pignatiello, una chitarra, ma soprattutto una batteria che con i suoni puliti di sempre conferiscono al brano spessore e profondità; e compare piacevolmente la fisarmonica di Roberto Manuzzi, che da qui in poi ritroveremo in svariati altri brani. Si procede con “Salutami l’America”, con qualche richiamo country, forse un po’ meno fruibile di altri brani di questo cd, ma con un testo molto vissuto che ci regala versi come “…prima o poi ti restituirò i tuoi giorni con una canzone…”, roba da cantautori veri. “Due parole” ha un andamento lento su di un sentiero amaro, anche in questo caso con un testo tutt’altro che banale e pienezza nei suoni. “Non è ancora finita” è l’unica canzone che mi suscita qualche perplessità negli arrangiamenti, che in un paio di frangenti portano a suoni indistinti. E non è tra quanto di meglio ho ascoltato in questo album neppure “Ancora un po’”, nonostante la buona esecuzione complessiva che risulta però meno attraente. “Stanza dei ricordi” è una canzone strana, evocativa, resa ancor più curiosa da un finale strumentale indubbiamente d’effetto, ma che pare completamente avulso dal resto del brano. E si va a chiudere con “Bianco già”, altro sguardo al country, ancora arrangiamenti molto gradevoli e quella voce che pur acquistando colori già noti, alla fine convince. “Se ci credi (salutami l’America)” è un album che proprio per la purezza della sua dimensione cantautorale diventa a modo suo prezioso. Non tutti i brani sono convicenti sino in fondo, ma c’è del buono e, soprattutto, c’è un desiderio di riascolto nel quale oggi ci si imbatte sempre più raramente.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *