Accingendomi ad assumere la direzione di questa nuova rivista online, la prima domanda che mi sono posto è stata: ma c’è davvero bisogno di un’altra testata dedicata alla musica? La risposta affermativa me la sono data in pochi secondi. Il tempo necessario per ripensare alle cose che non mi piacciono all’interno di un mondo entro il quale, a diversi titoli ed in diversi contesti, mi trovo ad operare da quasi quattro decenni. Ebbene si, appartengo alla generazione di Woodstock e dell’Isola di Wight e conservo gelosamente ricordi, seppur vaghi, di quella che era la canzone in Italia nei primissimi anni Sessanta, gli anni in cui il melodico tradizionale ereditato dai grandi maestri della canzone napoletana, stava progressivamente cedendo il passo, sia pure con la dignità di chi si scosta appena un poco e non si da ad una precipitosa fuga, al rock’n’roll prima ed al beat poi, cioè alle basi di quella che sarebbe stata la musica moderna. Fasi davvero storiche per il modo di pensare alla musica nel mondo intero, tanto da influenzare prepotentemente i nostri gusti e le nostre scelte, sia pure con qualche concessione, talvolta eccessiva, ad una forma di esterofilia un poco morbosa e spesso ingenerosa nei confronti dei nostri autori e dei nostri interpreti. Oggi, il panorama è profondamente mutato e quegli anni indimenticabili hanno ceduto il passo ad un’oscurantismo confuso ed ormai pressochè ingestibile, dominato dalla musica “usa e getta” e da quella splendida jungla che è internet, che moltissimo offre, ma altrettanto “rapina” a chi apre le finestre sui nuovi ed incerti orizzonti della musica. Lo strapotere di poche multinazionali della discografia, pur se di dischi non se ne vendono quasi più, ha cancellato prima quello straordinario mondo dell’artigianato del vinile ed ha imposto poi i propri tempi ed i propri ritmi, relegando in angoli bui la maggior parte delle produzione musicale ed il lavoro di tanti talenti, offrendo in cambio, da anni, la solita musica. Il che significa che la buona musica che rischiamo di non ascoltare mai risulterà parte di un panorama immensamente più ampio rispetto a quella che quotidianamente le radio e le televisioni, vendendo i loro spazi a peso d’oro alle major, ci inducono ad ascoltare. Ce n’è abbastanza per giustificare la nascita di una nuova testata come “un’altra Music@” che si pone, tra gli obiettivi, anche quello di dire ciò che altri raramente dicono o, più propriamente, preferiscono non dire. Lo faremo trasformando lo spazio informativo in una tribuna aperta ove tutti potranno avere voce e dove andremo ad individuare ed a proporre artisti che forse non avranno mai spazi televisivi e radiofonici, ma che sanno ancora trasmettere emozioni ed emozionarsi. Perchè in questo frastornato e rumoroso mondo della musica parlata, cantata e suonata, ci si imbatte sempre più in personaggi che celebrano i loro anni di studio ed i loro titoli accademici, ma che hanno perduto lungo sentieri improbabili la loro creatività e quella spontaneità che da sempre rende l’artista colui che sa stupirsi di ogni cosa e che, nel narrare ogni cosa, riesce a stupire.