E’ certo un atto non privo di un certo coraggio il cimentarsi e proporre un intero cd di musiche per piano solo. Lo è a prescindere, per la difficoltà tecnica ed esecutiva. Lo è per il rischio obbiettivo di subìre confronti più o meno azzardati o impietosi con altri interpreti del genere, controversi o unanimemente riconosciuti ma senz’altro di grande nome e successo, personaggi sul genere di Lodovico Einaudi, Stefano Bollani o Giovanni Allevi. Tale è il tentativo di Paolo Bernardi, musicista attivo sulla scena jazz, con questo suo “Impressions”.
L’assoluta linearità del pianoforte è temperata ed affiancata a tratti dall’utilizzo, sempre molto discreto, di un accompagnamento elettronico, che fa un po’ da sfondo, un po’ da contrappunto, alle note del piano. Il lavoro, pur non privo qua e là di spunti interessanti, non riesce però a risultare del tutto convincente. Una miscellanea piuttosto eterogenea di pop, jazz, easy-listening, con qualche rimando alla musica classica, contenente sia brani originali che cover, risulta alla fine più disorientante che espressiva. Il percorso musicale si fa in questo modo spezzettato e discontinuo, vagamente dispersivo, e non permette mai all’ascoltatore di immergersi per un tempo sufficiente in un certo tipo di atmosfera o di suggestione. Il lavoro pare più un’enunciazione di capacità, che non un “messaggio” artistico. L’impressione generale evoca così alla fine una certa freddezza.