Si esce tramortiti dall’ascolto di questo album di Oltrevenere (che reca la stessa denominazione della band). Dieci tracce forsennate con un’intro che introduce subito chi ascolta nel mondo caotico di un rock virulento ed arrabbiato. Come quasi sempre accade in questi casi, i testi occorre cercarli nel libretto perchè la loro interpretazione è vanificatra da continue sovrapposizioni di schitarrate ruggenti.
Le parole schizzano rabbia e veleno (ce n’è anche per Dio, e questo non ci piace), quasi come se la musica dovesse farsi interprete di deliri personali destinati a divenire collettivi. Un rock indiscutibilmente aggressivo, affidato alla gestione di chi con gli strumenti ci sa fare, ma di fatto anche un rock già sentito e risentito, sia pure con diverse sfumature, che pare replicare quasi ad ogni brano effetti che ormai da anni non riescono più a destare stupore. Quello di Oltrevenere è un cd strettamente riservato agli appassionati, a chi cerca nella musica sfoghi circoscritti al proprio disagio o, quanto meno, interpretazioni del proprio malessere disperato e disperante. Il rock non è, non può e non deve diventare solo questo, soprattutto se vuole tornare ad acquisire quella dimensione che in passato seppe parlare a generazioni di giovani, disegnando, anche se spesso a tinte forti, i loro sogni.