“Allora non tutto è perduto!” verrebbe da esclamare ascoltando l’album della band romana Odiens, semplicemente intitolato “Prima incisione”. Dopo il primo pezzo introduttivo ci si ritrova infatti immersi più e più volte in atmosfere “viniliche” remote, con brani che ripetutamente volgono lo sguardo a linee melodiche e ritmiche che sanno di anni Sessanta. Naturalmente non si tratta di banale scimmiottature, bensì di atmosfere indubbiamente già incontrate, ma in questo contesto rivisitate e rielaborate, fatti salvi i “marchi” inconfondibili che contribuirono a fare epoca.
Ma… attenzione al passatismo e, soprattutto, alle accuse di passatismo. Quel che è stato non può più tornare, però è piacevole imbattersi in un progetto che rivela come possa ancora esistere lo spazio per un certo modo di pensare alla composizione. Si passa dall’originalità di “Voyeurismo” a “L’educazione semtimentale” che di richiami ad un certo modo di fare musica ne ha davvero tanti. Il brano più bello è forse “Routine” mentre “Banale” ricorda sin dalle prime battute le orchestrine sulle rotonde del lungomare di Romagna e le coppie che strusciavano muovendosi sullo spazio di una piastrella. Divertente “Il grande tiepido” (brano della durata di 2 minuti e 41 secondi, come lo erano molti sui vinili della prima metà degli anni Sessanta). “Per non pensare a lei” è invece la canzone forse più originale, interpretata con voce volutamente alterata e poco sobria da Fabio De Cinti che, ad essere onesti sino in fondo, non sempre ci convince nell’ascolto dell’intero album. Alle chitarre ci sono Alessio Mose e Daniele De Santis, Matteo Mignani è il bassista e Valerio Piperata il batterista che riteniamo di non scoprire un segreto affermando che è probabilmente, dal punto di vista musicale, il più disinvolto della band. Nell’insieme insomma un bel cd, con testi quasi sempre ben congegnati nella loro semplicità, interessante da ascoltare anche perchè, solo ascoltandolo è più facile comprendere per quale ragione il supporto ha le sembianze di un vinile del tempo che fu.