S’intitola “E poi vivere” ed è il nuovissimo album di Giulia Daici, cantautrice friulana che in ogni sua canzone ci mette quella passione che è propria di chi, come lei stessa scrive nella presentazione del suo lavoro, ha scelto la musica come progetto di vita. Un progetto che l’ha vista entrare in studio per raccontarsi attraverso undici canzoni, interamente scritte da lei e, lo si intuisce, altrettanto interamente ed intensamente vissute.
Va detto con molta sincerità, che non sono tutte bellissime canzoni (forse non esiste un album in cui tutti i brani si possano definire “bellissimi”), ma vi sono alcuni aspetti che pongono in risalto una personalità artistica forse non ancora del tutto acquisita, ma certamente immediata e sincera. E proprio di questa immediatezza e di questa sincerità sente il bisogno oggi il pubblico quando si accinge ad ascoltare una canzone di un’artista che si propone con umiltà, ma anche con determinazione. “Fragole insipide”, “Cenerentola”, “E poi vivere”, “Sei nell’aria”, “Se tu fossi qui” sono le canzoni che forse più delle altre esprimono il modo di pensare alla musica di Giulia. Lei non racconta storie, coglie attimi ed emozioni. Li mette insieme, ci gioca non sfuggendo le metafore, per poi arrivare a regalare quelle sensazioni che intende trasmettere e che appartengono al suo vissuto, sia esso più o meno recente. Sa fare un buon uso della voce e lo si coglie soprattutto in “Sindrome”, che non è un capolavoro, ma che sembra una canzone fatta apposta per sottolineare un aspetto non trascurabile oggi (ieri forse lo era) e cioè che al di là dei chiaroscuri che possono emergere in un lavoro complesso qual è la realizzazione di un album, Giulia sa cantare. “Sei nell’aria” è forse la canzone più bella in assoluto del cd, nella quale si fa largo anche un arrangiamento sicuramente indovinato ed un percoso musicale che in quell’aria ci trova gli spazi migliori. Un simpatico dettaglio, la “erre” talvolta arrotondata di Giulia, che finisce per divenire un ulteriore suo piccolo segno distintivo. La produzione artistica dell’album è di Antonio Laino per “Prosincro”.Simone Rizzi e Gianni Zongaro sono i musicisti. Piccola nota negativa, la copertina del cd, caratterizzata da una grafica che avrebbe un disperato bisogno di un tocco di modernità.