C’è chi sceglie come nome d’arte il diminutivo che gli aveva affibbiato la fidanzata, che non ha più e chi invece ci fa uno studio di glottologia che basterebbe quello per vendere il cd. E’ il caso del cantautore e produttore milanese Psiker che ha scelto questo nome perché scaturisce dall’unione di psiche (dal greco psyché – anime/mente) ed il suffisso “er” (che in inglese significa “colui il quale”); da qui lo pseudonimo Psiker, cioè colui che pensa. Questa la spiegazione che egli stesso ha dato all’atto della presentazione del suo nuovo album, “Mømentum”. Dieci tracce in lingua inglese che con queste premesse generano sicuramente curiosità.
S’inizia con “Fabula”, un brano introduttivo di notevole profondità emotiva dal quale emerge l’indole elettro-pop dell’artista, che genera subito buone aspettative ed accompagna all’ascolto. “Wat’s gonna happen” pone in risalto la voce del cantautore che emerge fredda e metallica in un brano dalla buona linea melodica e che appare di buona fruibilità radiofonica (bello il richiamo finale al brano precedente, che ne mantiene l’atmosfera). “Magic” ci introduce ancor più nel progetto e ci convince ulteriormente che anche la dimensione elettronica può offrire richiami forti, ma bisogna saperla fare e Psiker la sa fare, senza perdere di vista il gusto pop e neppure un po’ di quella dance anni ‘80/’90 che traspare qui e là. “Days” è un bell’intreccio di note tra voce e pianoforte e fa vivere lievi sensazioni malinconiche. “We Play”, con alcune note che paiono sciabolate, è forse meno fruibile, ma non meno interessante. “Out of Office” pare abbandonare un poco la dimensione elettro e si veste di rimembranze disco mentre “Framework” assume i contorni di una ballata folk, ma con tutti i crismi degli anni 2000 ed un bell’arrangiamento che conferisce via via al brano sempre maggiore pienezza. In “Protection” l’atmosfera torna a farsi più dolce ed ancora si fanno largo atmosfere passate, ma con molto garbo. “Worries have no power” è ben eseguito, ma “arriva” meno del resto dell’album. E si va a chiudere con “Silence”, canzone dall’aria melodica, che nella seconda parte offre un più ampio respiro alla dimensione musicale che ci accompagna piacevolmente alla fine dell’ascolto. Si tratta assolutamente di un buon lavoro, senza cedimenti e senza eccessi, nulla è a tinte troppo forti, ma nulla è sottotono. Traspare il mestiere di Psicher che ha alle spalle un percorso artistico fatto di cinque album (escluso l’ultimo) ed una quindicina di singoli, nonché di collaborazioni con molti musicisti. In particolare per quest’ultimo lavoro sono con lui Jonny Fitch di Belfast (programmazioni, chitarre, basso) e HunBjørn di Copenaghen (voce e cori).