“Il maniaco” di Mikeless (nome d’arte di Michael Fortunati) è un album di otto tracce che suscita qualche buona impressione e molte, moltissime perplessità. La buona impressione scaturisce dalla voce del cantautore, che ha un buon timbro, una buona versatilità. E, in qualche caso, scorrendo i testi laddove può accadere, pur senza continuità, di incrociare frasi intense o belle soluzioni letterarie.
Ma poi cala la nebbia su questo progetto che sin dal primo brano mette in rilievo in fare conpositivo piuttosto sconclusionato, che la povertà strumentale dell’insieme di certo non contribuisce ad attenuare. “Anima”, il brano di apertura, s’inerpica sin da subito su sentieri impervi per poi cedere il passo ad un fraseggio rap buttato lì senza una motivazione convincente. “Castigo”, in alcuni dei suoi passaggi salienti, è quanto di più vicino ci possa essere al plagio di “Amandoti”, canzone portata al successo qualche anno fa da Gianna Nannini. “Il maniaco”, almeno per quel che riguarda il testo, pare promettente nelle prime battute, ma poi si perde in un impasto poco strutturato che non trova rimedio in un timido arrangiamento. A proposito, c’è troppa chitarra in questi brani e troppo poco del resto. Attenuante a favore di Mikeless è il fatto di essere un discreto chitarrista, ma trattasi di attenuante troppo generica. E così “Piccolo” sarebbe una canzone con un buon testo che inciampa però in un inciso disastroso mentre “Regole” merita probabilmente di essere considerato il brano più riuscito, quanto meno per la ricerca di un ritmo più armonico d’insieme. Ascoltando “Versi e parole” però, si ritorna alle precedenti insufficienze con in più il fatto che qui si fa fatica a sconfiggere la noia ed anche “Solstizio generazionale”, che noioso non è, lascia però la non gradevole sensazione di troppe frasi buttate tra qualche accordo di chitarra,ma senza un minimo di riguardo per una linea melodica che non appare quasi mai. E si chiude con “Funky Love”, anche qui senza riuscire a trovare ali seppur flebili alle quali aggrapparsi per tentare a quel punto un disperato decollo. No, non ci siamo. Questo modo di pensare alla musica un po’ sconnesso, se potrebbe indurre ad un elogio all’originalità, regredisce poi al cospetto di brani che troppo spesso paiono minicompilation di canzoni diverse. Mikeless dovrebbe ripartire da ciò che di buono può offrire, per provare un percorso diverso, magari non così discutibilmente originale.