Fiori gialli capovolti in un vaso poggiato su un tavolo rotondo, si presentano così i Mercalli al loro debutto discografico. Dal primo ascolto si evince che “Una casa stregata” è un lavoro con dei testi in cui è facile identificarsi: l’amore raccontato da diversi punti di vista.
“Ciclisti” apre il disco con una riflessione del tempo e delle vite che scorrono, eventi che travolgono persone un tempo unite. Si presenta bene l’album con suoni puliti ed essenziali. “Sei una vita passata con la faccia congelata in un finto sorriso, quella crepa sul muro che non so riparare”: un amore finito del quale non si riesce a prenderne coscienza è il leit motiv di “Un letto stretto per due”. Questi primi due brani sono un elegante biglietto da visita. Si prosegue con “La sedia in bilico”: ritmo vagamente scanzonato per un testo che racconta di una storia finita. L’eco della scuola romana si avverte ma i Mercalli mantengono un proprio imprinting. Si prosegue con “Un posto per nascondersi” ovvero una parentesi felice dove rifugiarsi quando le cose non vanno bene in attesa che ritorni il sole perché la vita va vissuta senza fretta e senza distrazioni come cantano in“Guardi le cose”. A metà disco ci si imbatte in “Soprammobili” una delle tracce che ho preferito: “non sai più parlare a chi non puoi mentire….”. In “L’uomo senza ricordi” un invito a sapersi aspettare. Ciò che ho apprezzato di questo album è la semplicità con cui i Mercalli raccontano quotidiane dinamiche creando un unico filo conduttore. Synth e parole di delusione presenti in “Comete” ci portano verso le ultime tracce del disco “Una questione di stomaco”, “Gesti” e “La stessa stanza”. A discapito del nome che hanno scelto, la scala che misura l’intensità dei terremoti, i Mercalli non sono, musicalmente parlando, dei rivoluzionari anzi hanno scelto di muoversi su testi e suoni semplici e familiari ma va loro riconosciuta l’abilità di non essere inciampati in banalità.