E’ uscito da pochi giorni il debut album di Mavi Phoenix, “Boys Toys”, ben dieci tracce, molte delle quali brevissime per un progetto che è poco più che indecifrabile, quanto meno cercando di individuare quello che potrebbe essere un bacino di fruizione che a mio avviso oscilla dall’asilo nido alla scuola media.
Nulla di sgradevole, beninteso, un po’ di suoni elettronici, una voce da prima adolescenza (anche per questo è opportuno rinviare a progetti più adulti un giudizio vero), un paio di canzoni che paiono la lettura dell’elenco telefonico, un po’ di ingenuo rap, qualche effetto vocale e musicale da cartone animato. Probabilmente la dimensione live di questo progetto susciterà tenerezza e simpatia, ma il solo ascolto, se per musica intendiamo un qualcosa che possa essere diverso dal “tappeto” di sottofondo sul quale occuparci delle nostre quotidiane faccende, è piuttosto desolante. Forse divertente lo può essere nelle fasce di età che ho poco sopra citato.