E’ un disco intenso, vissuto, sofferto, pieno di cose da dire e di cose dette questo “Pietre su pietre” di Marco Corrao, cantautore, chitarrista, produttore che fa della sua sicilianità un racconto di percorsi di vita, in questo caso nove, quante sono le tracce dell’album. Un progetto accurato, che non lascia nulla al caso, neppure le note che chiudono ogni brano e che tutte riescono ad essere adeguate. Una voce ferma, decisa, possente, mai prepotente, che sa cantare, raccontare, dare toni e colori a ciò che va narrando e, proprio per questo Corrao è catautore a tutto tondo.
S’inizia con “Terra di meraviglie” e si comprende subito dove si va a parare; è la sua Sicilia e ciò che essa racchiude, narrata con un testo attento ed un buon arrangiamento, che ritroveremo in pressochè tutte le altre canzoni, taglio cantautorale sin da subito. “Un muro di gomma” è un brano più dinamico, per certi aspetti più graffiante, che si rifà ad una delle tante tragedie del mare che coinviolgono migranti diretti a Lampedusa. “L’isola” è un altro ottimo testo, scandito da una batteria che rilascia tempo e profondità con una bella apertura finale del brano, scritto da chi guarda la proprio terra dall’alto. “Bona crianza”, canzone siciliana, fa parte della colonna sonora del documentario “Diario di tonnara” realizzato da Giovanni Zoppeddu e che racconta le vicende delle tonnare sarde e siciliane e riporta la figura di Momo Solina, storico capociurma spentosi nel 2007 a 88 anni. E si prosegie con “Pietre su pietre” che è una libera interpretazione dell’opera del poeta contemporaneao Federico Miragliotta; è il brano che dà il titolo all’intero progetto, ottima la voce, ottimo l’arrangiamento, forse non è però il brano più bello dell’album, ma scorre via comunque piacevolmente all’ascolto. “Una madre”, altra canzone in siciliano, narra la storia di mafia di una madre che vede il figlio ucciso e mutilato, forse perchè solo colpevole di avere ascoltato ciò che non avrebbe dovuto; una sorta di ninna-nanna/marcia funebre che raggiunge toni molto intensi. Ed altrettanto intensa è “Fior di macadam” dedicata alla morte di una giovane a causa di un incidente stradale provocato da un ubriaco e drogato che si scontra con l’auto della ragaza a folle velocità, dopo essere transitato con il semaforo rosso; ne scaturisce questa ballata tenera e disperata; il macadam è un tipo di pavimentazione stradale. “Erasmo” musicalmente è forse il brano meno riuscito e meno fruibile anche se canta la curiosa storia di un “uomo libero” che per tutti ha attenzioni e da tutti ne riceve, pur nella sua stranezza. E si va a chiudere con “Gli ultimi passi”, canzone difficile e coraggiosa, parlata non cantata, in un’atmosfera cupa come lo possono essere gli ultimi passi verso la fine allorquando un uomo dialoga con Dio e lo fa ponendo tutte quelle domande, tutti quei perchè di chi si pone dubbi su quel che sarà il dopo, dubbi che spesso travolgono chi crede più di altri e vede in Dio il destinatario delle proprio ultime, irrisolte, domande. Un brano con in questo caso un’ottima voce narrante e un arrangiamento che chiude degnamente questo album. Sicuramente c’è del mestiere in queste nove tracce e, del resto, Corrao ha alle sue spalle lunghe tournèe all’estero, importanti collaborazioni con Finardi, Cafiso, Ovadia solo per citarne alcuni, ha all’attivo altri due dischi da solista ed ha recentemente prodotto con Sara Romano e Massimo Donno nellauditorium di Rai Sicilia “Un brano a Testa 2.0”, rassegna dedicata alla memoria del cantautore piemontese Gianmario Testa. Ottime credenziali, ma che non sempre trovano riscontri necessariamente positivi in altri contesti più personalizzati. Ed invece Corrao con questo album ci regala nove tracce di ottima musica, testi meditati e forti, musicisti assolutamente all’altezza di un progetto ambizioso e riuscito.