E’ da qualche tempo in circuitazione “Fragile”, il nuuovo album di Maestro Pellegrini (al secolo Francesco Pellegrini, polistrumentista che vanta svariate collaborazioni, attualmente in forza agli Zen Circus con i quali ha preso parte anche alla penultima edizione del Festival di Sanremo nella sezione big). Il suo progetto, suddiviso in volume uno e volume due, con alcuni percorsi che si inetrsecano e si replicano, in formato fisico e digitale, ha visto anche la realizzazione di un paio di Ep e, ultimo in ordine di tempo il video intitolato “Francesco” con la partecipazione di Motta.
In tutto questo intreccio, in verità un po’ confuso, emergono le tracce dell’album, prima delle quali è “Francesco”, brano musicalmente interessante con un buon arrangiamento, un sax di passaggio ma al momento opportuno e buone sonorità. “Siamo noi” ha una linea melodica più convincente e il pezzo nell’insieme risulta gradevole. “A volte ti capisco” ha un’impronta più rokkeggiante ma è meno convincente, la linea melodica a tratti, soprattutto nella prima parte del brano, è come se avesse dei cali di tensione; nella seconda parte la situazione si fa invece più piacevole e più fruibile. “Inattaccabile” ha un buon ritornello con un interessante giro di accordi mentre “Semplice” (eseguita con Lodo Guenzi) è forse il miglior pezzo dell’album, anche prestando attenzione alla parte testuale che assume contorni più narrativi. “Cent’anni” (con Appino e Giorgio Canali) ha buone intenzioni che si coniugano però con un po’ di stanchezza, nonostante l’interessante arrangiamento. “Boxe” non è gran cosa e concede qualche chances alla noia prima di approdare a “Ci dovranno legare”, brano discretamente strutturato con una musicalità piena, a tratti un po’ trascinato su arie cantilenanti, ma ascoltabile. E si chiude con “Smettere”, canzone dal taglio più cantautorale con un buon testo. Nell’insiene “Fragile” rivela soprattutto il mestiere del Maestro Pellegrini e di chi lo ha accompagnato in questa avventura artistica, in verità non esaltante, soprattutto perchè nella sua pur buona fruibilità non riesce mai a sorprendere o a coinvolgere in modo immediato e risolutivo. Rimane un buon progetto, che difficilmente però lascerà tracce indelebili.