Ma quanto ha da raccontare questo Geddo!

Il nuovo cd di Geddo, “Non sono mai stato qui”, di recentissima pubblicazione, è una raccolta di una quindicina di brani, tutti scritti dal cantautore ligure, eccezion fatta per quello che ha dato il titolo alla raccolta, che è opera di Dario La Forgia e Simone Besutti (con i testi comunque di Geddo). Questo artista, di cui avevamo già avuto modo di occuparci nell’estate di un paio di anni or sono e che aveva destato la curiosità dei nostri lettori, ha il non indifferente merito di saper traslare la dimensione narrativa facendone canzoni e proprio per questa ragione, per contro, ha la necessità di trovare un compromesso tra la narrazione e la dimensione musicale.

 

Quasi tutti i suoi brani sono caratterizzati da “fiumi di parole” (per usare il titolo di un tormentone sanremese di qualche anno fa) che impongono all’ascoltatore un’attenzione non solo momentanea e che richiedono un percorso di razionalizzazione musicale talvolta un po’ avventuroso. Eppure, ascoltando “Venezia” si ha la sensazione di un intreccio di emozioni e di amori, per una donna e per una città magica che, a tratti, quasi divengono un tuttuno. Oppure ci si lascia trasportare nel paradosso di “Angela e il cinema” e dal testo di “Equilibrio”, che è forse il brano più bello del cd insieme a “Nancy” (ove il cantantore rientra con i testi in una dimemsione più abituale) o “L’astronave di provincia”, piccolo capolavoro in crescendo che toglie il respiro. Geddo può avvalersi di ottimi musicisti che anche nei brani meno riusciti rappresentano comunque un patrimonio costante. E di arrangiamenti mai banali, che pongono in risalto la giusta dimensione di un lavoro mai approssimativo. In questi quindici brani Geddo esplora anche, seppure talvolta in modo solo accennato, diversi generi musicali, dando vita ad un arcobaleno di note che può arrivare ad un pubblico più eterogeneo. La sua voce, pur se nel parlato può evocare a tratti quella di Pupo e nelle note più alte un Baglioni dei primissimi tempi, ha comunque personalità. Come ce l’hanno soprattutto quei testi, a volte un po’ ingombranti, che definiscono però tutto un mondo da raccontare. E da ascoltare.

 

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *