Nei giorni scorsi è stato approvato dal presidente del Consiglio dei Ministri il nuovo Statuto della Siae che contiene un passaggio devastante per il principio stesso che va ad esprimere e che di fatto fa della cultura una parente povera di Cenerentola. Al comma 2, dell’art. 11, si apprende che “ogni associato ha diritto di esprimere nelle deliberazioni assembleari almeno un voto e poi un voto per ogni euro (eventualmente arrotondato per difetto) di diritti d’autore percepiti nella predetta qualità di associato a seguito di erogazioni della società nel corso dell’esercizio precedente”. Insomma, un manipolo di poche unità, composto da detentori di copiosi diritti potrà decidere il bello ed il cattivo tempo, alla faccia delle migliaia di associati alla Siae. Anche in questo caso dunque non ha nessuna importanza il merito, ma soltanto il denaro. Chi si fa ricco con i diritti d’autore acquisisce automaticamente il diritto a governare un Ente che ha un rapporto costante e diretto con il sistema culturale del nostro Paese, certo non circoscritto all’ambito musicale.