Partiamo da un enunciato inconfutabile: Luisa Cottifogli ha una voce straordinaria alla quale ha saputo applicare una tecnica sopraffina. Stop. Andava detto perchè sin dall’ascolto delle prime note del suo album “Come un albero d’inverno”, si ha la percezione di una voce bella ed “educata”, addirittura nel sorprendente “Yodel” d’apertura, che può fare sorridere, ma che richiede doti vocali non trascurabili. Un album di neve e di montagna che, a un non appassionato di montagna quale sono da sempre, affronto, lo ammetto, con una certa diffidenza.
La seconda delle tredici tracce (si, è un progetto di grande impegno per chi lo ha realizzato, ma anche per chi lo ascolta) reca il titolo di tutto il cd: “Come un albero d’inverno”. La voce di Luisa è pulita ed incisiva, bello l’effetto dei cori, il brano è articolato pur nella sua ripetitività, ma non è entusiasmante. “Saling (S)” è un brano che va in salita, nel senso che stenta ad “arrivare” finchè non si inserisce il bellissimo clarinetto di Gianni Pirollo ed allora si cambia marcia, pur se il contesto generale rimane un po’ fiacco. “Monte Canino” (si, proprio il canto tradizionale degli alpini) è invece un piccolo capolavoro; la bellissima voce di Luisa qui acquista toni ancora più caldi e femminili e va a contrastare in modo stupendo con i rudi ma impeccabili cori del Coro CeT; ne scaturisce in insieme emotivamente molto intenso, probabilmente se non il più bello è certamente tra i brani migliori dell’intero progetto. E si prosegue con “Valcamonica” brano tradizionale ancora una volta arricchito dalla voce di Luisa e da quelle degli Armonici Cantori Solandr. “Il giardiniere”, parole e musica della Cottifogli, è una canzone caratterizzata da una buona linea melodica, che la rende delicata e da un buon testo, l’insieme non è straordinario, ma piacecvole. “Permafrost” è invece un esercizio vocale, non è una canzone, ma è certamente un pezzo di bravura di Luisa che, come i cavalli d’alta scuola, può permettersi, di tanto in tanto, qualche virtuosismo. “Ninnananna nella neve” è una cansone molto dolce, con un testo cesellato, sullo sfondo la voce da basso di Oskar Boldre a fare da contrasto con quella di Luisa ed anche in questo caso, il supporto degli Armonici Cantori Solandri; il brano pare quasi un albero di Natale vocale ove si accendono e si spengono luci, colori, suoni e…fiocchi di neve. “Buonanotte Eolo”, un brano in cui voce e piano si inseguono, si raggiungono e si lasciano per poi ritrovarsi come foglie (il riferimento ai dio dei venti non è evidentemente casuale). In “Agnus Dei” la voce si fa preghiera, grazie anche al supporto del coro gregoriano Mediae Aetatis Sodalicium, tracciando un solco di sensazioni forti. “Uselivè” è invece un doveroso omaggio alla Romagna, terra di Luisa, che canta in dialetto una canzone molto dinamica. E si va a chiudere con “Coil”, altro esercizio vocale di Luisa che fa divenire la sua voce una sorta di strumento senza sbavature e con “I Say Goodbye”, traccia ad andamento lieve e tranquillo che più che i paesaggi di montagna evoca arcipelaghi hawayani. Ma dopo tanta neve, ci può stare. Da segnalare gli arrangiamenti, la componente elettronica, il basso e la chitarra di Gabriele Bombardini, che ci mette del suo nella riuscita di questo progetto ed il pianoforte del già citato Gianni Pirollo. Ultima ma non ultima nota, un package di estrema raffinatezza che va a confezionare un ottimo lavoro. Il difetto principale? Forse un eccesso di vocalizzi e di esercizi di virtuosismo vocale. Personalmente preferisco ascoltare le canzoni. Bastano quelle per dare la dimensione delle qualità di Luisa Cottifogli.