Un disco strano questo “Imparare dal tacchino” di Luca Maciacchini, cantautore varesino al suo quinto cd. Strano sin dalla scelta della copertina che ritrae il nostro di profilo con di fronte il profilo di un tacchino, andando ironicamente ad imitare la celebre immagine di Eugenio Montane a tu per tu con un’upupa, uccello al quale dedicò i suoi versi nella raccolta “Ossi di seppia”.
Undici tracce ed un tacchino usato come metafora, tacchino che s’immagina amato perché ben nutrito ogni giorno, non conscio che in un futuro neppure remoto, diverrà a sua volta cibo. Undici tracce per richiamare tematiche spesso attuali e tratteggiare l’umana ipocrisia, le bassezze, le paure, gli affanni del vivere quotidiano, sempre con ironia, talvolta anche in modo divertente con testi che si rifanno alla tradizione di quel teatro-canzone che ebbe in Jannacci, Gaber, Svampa personaggi di primissimo e inarrivabile piano. Ma non mancano intenzioni che rimangono tali e che tradotte in canzoni suscitano qualche perplessità. A cominciare dalle linee melodiche incerte, sacrificate a testi che vogliono narrare, tratteggiare, talvolta irridere, ma che rischiano in più di una circostanza di scivolare su immagini un po’ scontate o deboli sarcasmi. A convincere di più sono soprattutto “Il sondaggista” in cui si risente pesantemente dell’ispirazione gaberiana, “C’ho l’amico” spiritosa quanto basta nel sondare l’inguaribile vezzo delle raccomandazioni, “Cretino a sfera” che se la prende con i fanatici del calcio e “A podi minga parlà mal de lor” in dialetto lombardo che richiama vecchie ambientazioni d’osteria. Per il resto, anche a fronte di testi a loro modo impegnati, dovendo esprimere un giudizio complessivo sulle canzoni, non mi posso risparmiare un po’ di severità. E’ un album che andrebbe probabilmente raccontato sulle tavole di un palcoscenico, arricchendo ogni brano di aneddoti ed improvvisazioni. Il solo ascolto non rende merito agli intenti, anche perché la voce di Maciacchini non svetta troppo oltre la normalità e dal punto di vista strumentale, ci si limita a qualche timido intervento di chitarra, fisarmonica e qualche refolo di tastiera.