“Il Cavaliere degli Asini Volanti” è il buffo titolo del nuovo progetto del cantautore Luca Bonaffini, artista collaudato da decenni di musica e corroborato da collaborazioni importanti, su tutte quella con Pierangelo Bertoli.
E che ci sia il mestiere in queste sette tracce lo si intuisce sin dall’ascolto del primo brano, “La radice”, ovviamente d’impronta cantautorale marcata, che pone in risalto l’agilità di un testo in cui le parole si rincorrono secondo una metrica puntuale ad andare a comporre una piacevole linea melodica sostenuta da un ottimo arrangiamento e dalla voce di Bonaffini che rivela una cifra molto personale; si tratta certamente di uno dei migliori brani del progetto. Convince un po’ meno “Impulsi verticali” ed è proprio la linea melodica a rivestire i panni del primo indiziato; il mestiere di Bonaffini dà comunque una sistemata. “La città delle fiere danzanti” è un brano musicalmente più complesso, caratterizzato da un divertente testo “zoologico” che scorre in scioltezza. “Il frutile a la grande fionda” incornicia istanti eloquenti avvalendosi di un arrangiamento molto dinamico, affiora qualche fragilità nell’insieme del brano che probabilmente non risulterà tra i preferiti dell’album. Rimarrà invece nelle orecchie di chi ascolta “Il pianeta dei sussurri giganti”, forse il brano più bello di questa raccolta, caratterizzato da un ritornello che “prende” e da arie che a tratti ricordano quei vecchi canti popolari tramandati nelle campagne padane; ben strutturato l’insieme che ha nella sua senplicità la carta vincente. Segue “Di mare, di terra, di fuoco, di cielo” che torna ad una strumentazione più ricercata con alcune belle individualità. E si va a chiudere con “La montagna del bacio regnante” che rimette in evidenza l’abilità compositiva di un testo che scorre veloce e piacevole in un contesto narrativo che sfiora il nonsense; ma il brano ha l’impatto giusto, il ritornello “arriva” con piacevole vivacità. Difficile argomentare sulla professionalità di Bonaffini, che per altro non attendeva questa prova per rivelarsi. E’ un cantautore che attinge al meglio dal passato tentando di dare una dimensione cantautorale più adeguata ai tempi. E quasi sempre ci riesce. Rimane la convinzione che molti autori oggi avrebbero parecchio da imparare da Bonaffini e Roberto Padovan sull’agilità dei testi che scorrono lasciando un senso di armoniosità anche laddove il brano possa risultare meno riuscito.