E’ da pochi giorni in circuitazione “Ortica”, il nuovo album dei Petramante, un progetto cantautorale che muove i primi passi nel 2009 con il primo dei tre album sino ad oggi realizati intitolato “E’ per mangiarti meglio”. e che porta il gruppo ad esibirsi in vari contesti italiani ed europei; il secondo album è del 2013 e da questo viene estratto un brano “Implodo” che viene inserito nel catalogo multimediale “Io e l’altro” di Fonopoli con la supervisione artistica di Renato Zero. Dopo dieci anni, ecco il nuovo album che segna una linea di demarcazione tra le esperienze artistiche del passato ed il nuovo corso, ricco di sperimentazione musicale e vocale che segna il ritorno del gruppo. Non è un album facile, anche se concede un paio di escursioni in contesti musicalmente più fruibili e non è un’eccellenza assoluta, tanto che a mio avviso, delle undici tracce proposte, un paio almeno risultano rinunciabili. Curiose ed interessanti le quattro minitracce solo strumentai che si alternano alle undici ufficiali affidate al pianoforte di Arturo Annecchino (peccato la brevità, sarebbe stato certamente piacevole un ascolto più esteso).
Ma veniamo ai brani dei Petramante iniziando da “Credo”, canzone con una buona linea melodica, ottimo il contrasto tra la voce femminile, più ruvida ed aggressiva e qualla maschile più pacata ed accomodante; molto bene anche l’arrangiamento. Decisamente meno convincente “Cicale”, complessivamente un po’ arruffata. Si riprende quota con “Tu prima di te”, canzone fortemente evocativa, a mio avviso una delle migliori dell’intero progetto, di buona atmosfera e musicalmente impeccabile. Interessante “Il male necessario” con la partecipazione di Nada che “graffia” con la sua voce inconfondibile; il brano è interessante anche dal punto di vista testuale. Ed a mio avviso molto bella “Deandrè” con la voce recitante di Pino Strabioli in un contesto reso quasi surreale. In “Canzone verde” troviamo un’atmosfera rarefatta e le immagini disegnate da un testo mosso più dalla sensazione che dalla descizione. “Ahimè” è una canzone strutturalmente abbastanza consueta, piacevole e delicata, per molti aspetti essenziale ma “viva”. Non mi ha convinto “NOF4“, fors’anxhe più fruibile ma un gradino sotto il livello medio del progetto. Ed a dire il vero anche “Levitas” può starci come no, senza in alcun modo spostare l’indice di gradimento del disco.. “Felchner” è un ballata molto delicata e intensa, musicalmente essenziale ma coinvolgente, interessante anche il testo. E chiudo con “Tornerò”, brano all’insegna della leggerezza, non molto impegnativo dal punto di vista testuale, ma musicalmente fruibilissimo. In conclusione devo dire che questo album mi è piaciuto, c’è del mestiere, ci sono frangenti di ricerca molto interessanti, c’è un’ottima professionalità e c’è dell’originalità anxhe coraggiosa, che non scende a compromessi con il facile ascolto, pur senza trascurarlo del tutto in un paio di frangenti. Ce n’è abbastanza per consigliarne un appriccio attento, magari non troppo fugace.