Una raccolta di brani dall’intento esplicitamente descrittivo, questa del cd “Isdiri misti sini” di Penti (al secolo Marco Porcelli). Una serie di pezzi da ascoltare – secondo il preciso invito dell’autore – come la colonna sonora di un film. Molti, specie i primi, paiono ispirarsi in modo piuttosto esplicito ad un sound molto anni ’70, e ricordano gli albori della prima musica elettronica. A dire il vero, tutto il lavoro pare più un’enunciazione d’intenti che non la trasmissione di un messaggio o di un’emozione personale. Una sorta di campionario di atmosfere musicali, la cui interpretazione è lasciata alla sensibilità ed alla fantasia dell’ascoltatore, al punto che anche i titoli sono volutamente non espressi in una lingua nota: tutti suoni senza un senso compiuto, come lo sono nella quasi totalità i rari inserimenti vocali nei brani, per lo più strumentali. La sensazione di “non espresso” finisce così per pervadere un po’ tutto il cd, che finisce per sembrare un qualcosa che “potrebbe essere”, ma in realtà non è. Una promessa incompiuta.