Dopo avere ascoltato e annunciato l’uscita del singolo/video “Là dove vive il senso” di Stefania Rosati, ho avuto modo in questi giorni di accostarmi anche all’album dal quale quel singolo era stato ricavato. Il progettos’intitola “L’essenza”, è caratterizzato da sette tracce (esattamente quante sono quelle del primo album di quest’artista intitolato “In volo” pubblicato sei anni or sono). Stefania Rosati è una cantautrice romana, ha studiato pianoforte classico e da questo percorso musicale è scaturita la necessità di scrivere ed interpretare brani propri; negli ultimi due anni ha pubblicato singoli che in parte sono andati a dare vita a “L’essenza”.
Il disco si apre proprio con il brano dell’ultimo singolo “Là dove vive il senso”, un brano dalle belle aperture, direi un’ottima carta d’identità per Stefania che invece, a mio avviso, inciampa un po’ nel secondo brano, quello che dà il titolo all’intero progetto, nel quale ravviso una linea melodica non ben definita che rende il pezzo meno fruibile. Va detto però che questo è l’unico brano dei sette compresi nell’album che mi desta qualche perplessità, tant’è che il brano successivo, “Più in là”, ritrova una dimensione più accattivante nonostante una struttura musicale un po’ minimalista. “Vestimi di te” direi che è il brano più riuscito, sia per l’interpretazione di Stefania, sia per la cornice musicale nella quale si inserisce la voce, finalmente convincente nei suoni e negli arrangiamenti. “Alle porte del mare” e “La terra che brucia” risentono un poco della mancanza di un cambio di registro (anche per questo la scelta di limitare il disco a sette brani è a mio avviso ottimale), si tratta comunqu di due brani piacevoli che mantengono un buon livello complessivo del lavoro. Si chiude con una cover, “Amore che vieni amore che vai”, indimenticabile successo di Fabrizio De Andrè, ripreso tra gli altri anche da Franco Battiato; quello di Stefania Rosati è una cover dignitosa, rispettosa della versione originale, ben eseguita a coronamento di un disco complessivamente buono, senza momenti capaci di suscitare particolari entusiasmi, ma anche senza cedimenti, realizzato con scrupolo e con la consapevolezza di una dimensione vocale, quella di Stefania, non dotata di troppi colori, ma comunque convincente e ben strutturata.