LE ODISSEE DI BERARDI OBIETTIVI NON SEMPRE CENTRATI

“Odissee metropolitane” è il titolo del nuovo album di Berardi, sette tracce per un percorso musicale che, lo dico subito, non presenta elementi di eccezionalità, scorre via tutto sommato abbastanza liscio, risulta mediamente piacevole ad un primo ascolto, con alcuni motivi di perplessità che ad un ascolto più attento si palesano in modo abbastanza evidente. Denominatore comune è un eccesso di sonorità, che ripetutamente soverchia la voce sino quasi a prevaricarla, il che non è un bene, soprattutto quando si ha a che fare con un cantautore che nei suoi testi cerca di metterci un senso e dei contenuti.

Tutto ciò si percepisce sin dal primo brano, “Cognac”, che affronta una tematica sociale importante, quella del precariato e dell’incertezza che genera oggi il mondo del lavoro, generando anche un contrasto un po’ stridente tra sonorità eccessive ed un percorso narrante che doveva essere contestualizzato in una dimensione più soft. “Rider” tratta un altro tema di attualità piuttosto discusso, quello dei ragazzi che in sella alle loro biciclette tra le vie metropolitane fanno consegne a domicilio; ad un certo punto viene da pensare che Berardi si sia messo a pianificare a tavolino, una per una, queste tematiche social-sindacali, ma non è così, dopo questo brano dalla linea melodica un po’ stucchevole, non ve ne saranno altri. “Penelope” è infatti un brano dinamico e vivace che scorre piacevolmente senza lasciare tracce profonde.  Poi c’è “Thailandia”, ove a tratti la voce viene nuovamente messa alle corde da sonorità troppo vivaci, ma in questo caso poco male poichè il testo è piuttosto banale. “Nebbia” è una canzone dall’andamento vagamente reggae che come “Penelope” scivola via senza infamia e senza lode e si approda a “I.ta.ca”, brano che ha una buona linea melodica ed ancor più un bel “giro” di chitarra prima di approdare all’ultimo pezzo, “Ti abitui”, forse la cosa migliore dal punto di vista testuale, ma che si diluisce poi tra sonorità ancora una volta invasive ed un arrangiamento un po’ confuso. Direi, a conclusione di questo percorso, che “Odissee metropolitane” è un album colmo di buone intenzioni in parte inespresse o espresse in modo non sempre appropriato. Si coglie la volontà del cantautore di porgere messaggi e far vivere sensazioni che vengono però talvolta intercettati da passaggi “gonfi” di musica che la voce di Berardi è in grado di supportare solo in parte.

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