S’intitola “Barren”, fa riferimento ad “It”, un’ambientazione particolare nel romanzo di Stphen King ed è il nuovo album de Le Astronavi che per la realizzazione di questo progetto si sono avvalse di alcune collaborazioni (Eames, Blue Jeans, SAAM e De Android). Il disco è sostanzialmente un dialogo tra epoche diverse, tra età adulta ed infanzia, tra consapevolezze e scoperte vissute nel tempo dell’ingenuità. Sono dieci tracce per alcuni aspetti diverse tra loro, sia per le altrettanto diverse collaborazioni che le caratterizzano, sia per quel senso di ricerca musicale che va alla scoperta di un tratto definito e che rappresentano, in questo caso, un elemento di positività.
S’inizia con “Barren”, il brano che dà il titolo al progetto e, ad onor del vero, non si inizia benissimo, con suoni secchi e volutamente “sporchi” come lo sono le voci ed una linea melodica un po’ cantilenante. Ma si rimedia subito dopo con “La casa”, uno dei brani più belli del’album, anche perchè a renderlo tale è un testo costruito con maestria e supportato da un’ottima esecuzione e da arrangiamenti adeguati alla buonissima linea melodica; peccato per un finale che suscita più d’una perplessità. “Stai con me” è una canzone fruibile, anche se musicalmente non desta particolare interesse. “Formiche” regala invece il suo tocco d’originalità con l’inserimento di un frammento vocale decisamente d’ispirazione metal, che c’entra poco con il contesto musicale del brano e che non si comprende che cosa vorrebbe significare. In “Mostro” troviamo invece suoni molto più puliti ed un taglio decisamente più cantautorale; interessanti anche gli arrangiamenti in una struttura complessiva più abituale. “Il rito del Chüd” è un brano interamente strumentale, vagamente ambient, nell’insieme gradevole. Ma è, almeno a mio avviso, “Artax” la canzone più bella del Cd, testo interessante, un bell’arpeggio di chitarra, perfettamente eseguita e qui ci stanno anche quel paio di grida metallare che perforano senza alterare, ma anzi, accentuano il senso del brano. Ed è una bella canzone anche “Ostalghia” che rivela, come già avvertito negli altri brani, un’attenzione molto particolare ai testi che scorrono sempre con agilità e che sanno dare un senso alle parole; bene anche gli arrangiamenti e la linea melodica. Un po’ meno convincente è “Misfits”, comunque fruibile e, anche in quesro caso, portatrice di buoni testi. Ultimo brano proposto è “N.P.P.M.” che sta per Ninna Nanna per Piccoli Mostri, una canzone piacevolissima ed originale che chiude degnamente questo lavoro lasciandoci, dopo qualche istante, in compagnia di una “bonus track” che non aggiunge nulla a quanto sino a quel momento ascoltato. Mi sento dunque di dire che quello de Le Astronavi è un buon lavoro, a tratti ottimo, molto curato nella parte testuale, musicalmente discreto e con una sua originalità, che alla fine premia anche una buona dimensione interpretativa.