“Plain” è un aggettivo inglese che non ha una traduzione univoca in italiano. Può avere un’accezione positiva come negativa. Può infatti significare “semplice, lineare, pulito”. Ma anche “piatto, normale, prevedibile”. Ecco: musicalmente il nuovo cd di Paola Luffarelli Vocaland Ensemble, “Nothing to lose” può essere definito “plain”, nel bene e nel male.
Puntuale ed inappuntabile l’apporto strumentistico, nel più classico smooth jazz che si possa immaginare, con interessanti contrappunti di bandoneon argentino e gli immancabili, pigri ritmi brasileiri, il lavoro avanza in modo didascalico, attorno alla voce di Paola Luffarelli. Voce dolce e garbata, forse persino troppo, per il genere a cui si dedica in questo concept album. A questo tipo di jazz si abbinano di norma voci piuttosto nitide e dai toni taglienti, performaces vocali spesso al limite del virtuosismo, quasi a farne uno strumento musicale tra gli altri. Aspetto che qui manca del tutto, mantenendo Paola Luffarelli uno stile vocale piacevole, ma più adatto al genere cantautorale e melodico, peraltro dalla brava interprete già percorso ed esplorato, anche con un certo successo (la ricordiamo peraltro ben piazzata, e vincitrice del premio Gozzano per il miglior testo in occasione del Biella Festival 2003). Anche qui i testi – che alternano l’inglese all’italiano – risultano non banali, sempre ben calibrati, ma un po’ depotenziati dal tono troppo disimpegnato dello sfondo musicale. Lo definiremmo un esperimento interessante, riuscito però solo parzialmente. Piacevole, curato e ben confezionato sotto ogni punto di vista, tuttavia piuttosto monocorde, senza scosse o episodi degni di particolare nota. Consigliato per un easy listening non impegnativo.