E’ ormai storia di tutti i giorni. E non è passatismo fine a sé stesso. La musica sta attraversando uno dei periodi peggiori di sempre. Folle di adolescenti si agitano ritmicamente sotto a palcoscenici ove i dj fanno i maestri di rumorose e meste cerimonie. Musica tecno, campionata, finta, ripetitiva, ossessiva, vuota, fatta per stordire, costruita per non far pensare. Siamo passati dalla musica dei grandi cantautori intrisa di messaggi e di poesia da cogliere ad ogni strofa ed elaborare, al frastuono penetrato solo da luci al laser, taglienti e gelide. La discografia è agonizzante da anni, qualunque gaglioffo che mette insieme una rima pensa di essere un grande artista ed il rap, che di rime si nutre, è spesso portatore di messaggi intrisi di negatività. Cantautori del calibro di Francesco Baccini non esitano a dire che la musica oggi fa schifo ed al MEI nei giorni scorsi c’è chi ha gridato a gran voce che è ora di portare la storia della musica italiana ed internazionale nelle scuole, sin dalle elementari. Perché questi ragazzi oggi non sanno nulla e nessuno ha raccontato loro nulla. Non hanno termini di paragone, non conoscono la musica e gli artisti del passato mentre, di tanto in tanto, spuntano sporadici volonterosi che propongono cover delle canzoni di Zucchero, dei Pooh, di Battiato e financo di Toto Cutugno. Ma tutto avviene nel disordine, senza programmazione, senza spiegazioni, come se questi ragazzi sapessero ciò che non sanno. E c’è chi, come Ivano Fossati, si fa da parte, contribuendo a sancire la fine di un’epoca, che può anche essere finita, ma che non deve essere dimenticata perché, senza la conoscenza del passato non si costruisce il futuro. Giorni fa, una cantautrice vincitrice di due edizioni di Biella Festival, la rassegna nazionale ed internazionale per autori e cantautori di cui sono stato ideatore e direttore artistico per 22 anni, annunciandomi l’uscita del suo nuovo album, sconsolata mi ha detto: “Noi non ci ascolta più nessuno, se non quei pochi irriducibili appassionati”. Ma ciò non dovrebbe avvenire, perché la musica non ha tempo e proprio quelle piattaforme di internet sulle quali ogni giorno smanettano sino allo sfinimento milioni di adolescenti, oggi consentono come mai era avvenuto in passato, di avere a portata di mano immagini, canzoni, testi, storie di autori ed interpreti di ogni tempo. La musica oggi è ridotta ad essere strumento di stordimento, come l’alcol e la droga, supporti nei quali molti ragazzi pensano di poter trovare delle risposte ai loro interrogativi o forse, più realisticamente, non cercano risposte, non cercano nulla. Un’amica qualche giorno fa mi diceva “La musica è la mia vita”. Le canzoni sono state le colonne sonore di milioni di esistenze, ne hanno scandito momenti belli e meno belli, sono state testimoni di tante crescite. Oggi certa musica rischia di essere testimone di tante disfatte. Non ce lo possiamo permettere, soprattutto perché ad essere in ballo sono tante giovani esistenze.
LA MUSICA OGGI ALLA STREGUA DI ALCOL E DROGA
- Settembre 6, 2023
- 4:41 pm
- Nessun commento
- Di Giorgio Pezzana
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