“Sirene vetri urla e paperelle” è il titolo del nuovo album di Alessio Calivi che va a rappresentare il delirio di un’umanità confusa ed a sondare profondità oscure. Apre bene l’album con una convincente “Berlino”, ma poi passa attraverso il tributo pagato ad una legittima voglia di rock, che però annebbia anche le idee (nel senso che massacra i testi, per altro non riproposti nei fogli del package).
Meglio a questo punto un brano come “Storia stonata”, nel quale l’incalzare della musica volutamente va oltre il cantato, coinvolgendo sempre più; questo brano segue “Palpitazione isterica” che di isteria allo stato puro si nutre, ben rappresentandola, ma lasciando un po’ perplessi dal punto di vista più strettamente musicale. Bello ed intenso invece il parlato di “Bucolico post-industriale”, grazie alla voce profonda e sofferta dell’autore; un brano che rigenera un senso di desolante solitudine di un mondo alla deriva. “Tutto bene?” restituisce, per alcuni aspetti verrebbe da dire purtroppo, l’Alessio Calivi di “Jorge & Sheis” (il secondo brano dell’album) e la sensazione è quella di una rockmania non troppo originale, rinunciabile in un progetto che ha segnali importanti da trasmettere. “Per le tue mani” è una poesia in cammino lungo i sentieri più intimi dell’anima ed anche in questo caso, come in “Bucolico post-industriale”, Calivi convince e volentieri lo si ascolterebbe molto più a lungo. In realtà è in queste canzoni che sta l’originalità più vera dell’autore, la cifra della sua personalità artistica. La stessa personalità che il penultimo brano, quello che dà il titolo all’intero album, appare nuovamente incerta e troppo banalmente affidata a schitarramenti che nella dimensione rock sono diventati ormai scontati, anche quando, come in questo caso, rivelano dei “fondamentali” musicali non trascurabili (svelati soprattutto nella seconda parte del brano, tra inqueitanti sussurri di sottofondo). Si chiude con “Parctum” , il giusto compendio dell’intero lavoro, che fonde in un brano quanto proposto sul percorso dell’intero album. Tinte chiaroscure dunque, esattamente come riscontriamo nell’intero progetto, pur riconoscendo in Calivi la capacità di offrire momenti davvero intensi allorquando mette in campo, modulando la sua voce, effetti inattesi.