In un momento storico nel quale, in ambito musicale come in praticamente ogni altro settore si soffre assai per una costante e crescente mancanza di bravura ed eleganza, dover “rimproverare” ad un lavoro un’eccedenza di tali caratteristiche pare senza dubbio un paradosso. Eppure è questo che vien da pensare ascoltando l’ultima fatica dell’interprete e autore di origine partenopea Roberto Michelangelo Giordi.
Questo suo “Il Soffio” si snoda sin da subito con estrema classe su atmosfere ricercate e molto stilé. Arrangiamenti impeccabili e suggestioni jazz, vengono sostenute dalla voce di Giordi, che anche in questa prova non smentisce le proprie caratteristiche di crooner, sofisticato interprete d’atmosfera. I testi, in buona parte frutto della lirica vena creativa di Alessandro Hellman, scorrono, com’è nello stile di questo autore, aulici e ricchi di suggestioni, poetici fino a risultare eterei. Tuttavia, procedendo con l’ascolto… Ebbene sì, ad un certo punto verrebbe voglia di tornare giù. Di toccar terra, almeno un poco. Di respirare, annusare, percepire qualcosa di più concreto, prosaico, carnale. La bella voce – indiscutibilmente sensuale – di Roberto, e l’energia che si percepisce possa scaturirne, sembrano troppo spesso come trattenute. Costretta e confinata in atmosfere un po’ troppo rarefatte, l’interpretazione risulta come frenata in formalismi eccessivi. Pare un bell’uomo obbligato in una situazione e in un abbigliamento un po’ troppo compassati, con una giacca troppo rigida e una cravatta troppo stretta. Solo in un brano, “La Rosa”, si percepisce un lievissimo cedimento ad atmosfere e ritmi un po’ meno rigorosi. Insomma, certamente una pregevole raccolta, che lascia trapelare un lavoro intenso ed una notevole sintonia tra autori, interprete e musicisti. Tuttavia il consiglio che ci sentiamo di dare è… perbacco, lasciatevi andare, divertitevi e divertiteci un pochino di più!